Invoca “mai più la guerra, mai più il boato delle armi, mai più tanta sofferenza!” E ricorda che “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra, e anche il suo possesso, è immorale”. “Saremo giudicati per questo”, dice. E ancora: “Le nuove generazioni si alzeranno come giudici della nostra disfatta”.
È una serata fresca con qualche nuvola, a Hiroshima, seconda tappa, questo pomeriggio, del soggiorno in Giappone di Francesco dopo Nagasaki visitata questa mattina. Nel Parco del Memoriale della Pace, due vittime offrono dei fiori al Papa che li depone ai piedi del monumento. Una piccola candela viene accesa. Suona una campana. Tutti pregano per qualche minuto in silenzio. Nella città che il 6 agosto 1945, durante la seconda guerra mondiale, fu bersaglio della bomba atomica al plutonio Little Boy, la prima mai fatta esplodere su un’area popolata – tre giorni dopo, il 9 agosto, Fat Man fu sganciata su Nagasaki – il vescovo di Roma che come i suoi predecessori conosce la sofferenza provocata dagli armamenti nucleari ricorda che “l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune”. E chiede che l’orrore non abbia più luogo, evocando quel “jamais plus la guerre” pronunciato da Paolo VI, nella lingua del corpo diplomatico, il 4 ottobre del 1965 davanti all’assemblea generale delle Nazioni Unite.
Paolo Rodari, Repubblica.it