La sfida di Gorbaciov, la fine del Comunismo, i conflitti nell’era globale
GUERRA E PACE OGGI, GORBACIOV IN UN LIBRO DI GIUSEPPE VACCA
(di Cesare Lanza per il Quotidiano del Sud) Giuseppe Vacca (Bari, 27 gennaio 1939),presso il Palazzo Mattei di Paganica a Roma ha presentato ieri il suo libro “La sfida di Gorbaciov. Guerra e pace nell’era globale”, scritto con Gianluca Fiocco, con la partecipazione degli autori e di Carlo Calenda, Gianni Cuperlo e Giordana Pulcini. Francesco Cundari ha scritto su ‘Il Foglio’: «Il mondo potrebbe essere sull’orlo di una guerra nucleare, o perlomeno di una nuova crisi dei missili. Ne è convinto Giuseppe Vacca e lo scrive senza giri di parole nel suo nuovo libro: ‘La sfida di Gorbaciov’ (Salerno). Un libro pensato originariamente per celebrare il trentesimo anniversario dalla caduta del Muro di Berlino, partendo dall’ascesa di Michail Gorbaciov e dall’affermazione del suo “nuovo modo di pensare”, ma che ha subito allargato l’obiettivo alla più stringente attualità, nella convinzione chela recente ripresa della “corsa agli armamenti”abbia reso “nuovamente attuale e molto più terrificante l’immagine del dottor Stranamore”. E, se espressioni come “guerra nucleare” e “corsa agli armamenti” – per non parlare di Gorbaciov – suscitano in voi la sensazione di trovarvi di fronte a qualche reperto di un lontano passato, se considerate quei concetti e l’insieme di problemi cui alludono l’equivalente storiografico di un grammofono o di un telefono a gettoni, ebbene, può darsi che abbiate ragione (e io,sinceramente, melo auguro).Ma può anche darsi che la vostra reazione al titolo e alle primissime righe del libro di Vacca sia l’indizio del fatto che, invece, ha ragione lui: specialmente quando osserva che nel mondo di oggi, anche tra i giovani maggiormente attivi e impegnati, c’è “molta più consapevolezza dei rischi di infarto ecologico che del pericolo di guerra nucleare”.
CROLLO URSS E CRISI COMUNISTA E CHI HA VINTO LA GUERRA FREDDA
Quanto al nesso tra simili pericoli e “la sfida di Gorbaciov”, vale a dire l e vicende che hanno segnato la crisi del comunismo e il crollo dell’Unione Sovietica,spesso riassunte nella formula (criticamente dissezionata da Vacca) della “guerra fredda vinta dall’Occidente”, sono almeno tre anni che il tema è tornato sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, direttamente o indirettamente. Come dimostrano tanto le incredibili cronache americane dell’impeachment, con il loro impasto di disinformatija e interferenze in puro stile Kgb, quanto le preoccupanti notizie che vengono dalla Siria e dal Medio Oriente in generale, con un apparente ritorno alla vecchia politica delle sfere di influenza».
BASTA SALARI DA FAME, IL LIBRO DENUNCIA DI MARTA E SIMONE
Marta Fana, siciliana, classe 1985, con l’ostinazione di studiare l’economia come scienza sociale, (sono dottore di ricerca in Economia allo IEP SciencesPo Parigi), scrive di lavoro, politica economica e politiche pubbliche. È autrice di ‘Non è lavoro è sfruttamento’ (Laterza, 2017). Ha pubblicato “Basta salari da fame!” con Simone Fana (Laterza). Ecco un estratto, da il ‘Fatto Quotidiano’: «Oggi in Italia si guadagna meno di trent’anni fa, a parità di professione, a parità di livello di istruzione, a parità di carriera. Vale per tutti, tranne per quella minoranza che sta in alto. Non è una casualità. La questione salariale nel nostro Paese,ma non solo, è un pezzo di storia politica che può essere raccontata con la retorica di chi continua a comandare o dalla viva voce di chi quel comando lo subisce sulla propria carne viva. Abbiamo quindi deciso di ripercorrerla, connettendo il filo che lega il passato con il presente,dove il futuro appare una proiezione di un tempo lontano, mail cui volgere non è affatto scontato. Il primo dopoguerra e la crisi internazionale di metà anni Settanta, dove l’avvicendarsi del conflitto sociale portò a risultati diversi, fino ai giorni nostri, in cui si consolida anche grazie al processo di flessibilizzazione la strategia aziendale di protezione dei profitti e gestione del ciclo economico, facendo del costo del lavoro un fattore variabile su cui scaricare il rischio aziendale e le fluttuazioni della domanda».
FANA: OGGI SI GUADAGNA MENO DI TRENT’ANNI FA…
«Abbiamo messo a fuoco la questione salariale e la dinamica economica come esito dei rapporti di forza tra le classi sociali, attingendo a basi teoriche alternative al pensiero dominante e all’ausilio di risultati empirici di studi e ricerche accademiche e istituzionali. Senza però sottrarci al dibattito contingente: quello che vede la possibilità dell’introduzione del salario minimo legale anche nel nostro Paese. Consapevoli però che il salario minimo non è positivo di per sé, ma lo diventa quando riesce a incidere e migliorare le condizioni di tutti i lavoratori, partendo dai tanti, troppi, che oggi vivono in stato di povertà pur lavorando regolarmente nel rispetto dei contratti collettivi – anche rappresentativi – vigenti. È uno strumento capace di mettere il bastone tra le ruote a chi pensa di poter rimanere a galla a colpi di esternalizzazioni e lavoro in affitto. Un risultato non scontato, ma che dipende da quanto siamo pronti a strappare ancora una volta al fronte padronale, ad attaccare su quel che ci spetta non accontentandoci di quello che sono disposti a regalarci, senza timore di indebolir