(di Tiziano Rapanà) Ne avrei di cose serie da dirvi, ma penso sempre al discorsetto fatto da miss Thunberg all’Onu. Non ne sapete nulla? Meglio così, comunque ci arrivo. Intanto lasciatemi parlare delle cose serie. Sono due. La prima è tornato Red Ronnie con il suo Barone rosso. L’ho scoperto stamattina e mi scuso per non avervi avvertiti in tempo per vedere la prima puntata di ieri. Red Ronnie mi pare che voi lo conosciate perfettamente, è un capitello essenziale della storia televisiva degli anni ottanta e novanta. É arcinoto per il suo Roxy Bar, un programma di musica che dava spazio alle canzoni tralasciando le melliflue superfluità. Il Barone Rosso è l’evoluzione del Roxy Bar. Lo potete vedere sul web, sui canali social di Red Ronnie e su Youtube. Non ho visto interamente la prima puntata: ho guardato qualcosina, molto divertenti i brandelli di genialità di Morgan, primo super ospite della stagione. La seconda cosa è seria soltanto per i calciofili. Stasera c’è il match di serie A, Brescia-Juventus. Si tratta di una sfida importante e lo è per tre motivi. 1) la Juve non se la passa benissimo, Sarri chiede tempo ma i tifosi e la dirigenza saranno clementi? Dipende anche dal sfida con il Brescia. Cr7 non giocherà e Sarri dovrà dimostrare se la Juve avrà imparato il verbo sarriano e se saprà vincere senza Ronaldo; 2) torna Balotelli a giocare in serie A dopo 1221 giorni. C’è attesa per questo ritorno, vedremo come giocherà Super Mario. E le prossime giornate di campionato ci diranno se avrà finalmente messo giudizio, altrimenti lo si valuterà nuovamente come un campione d’incostanza; 3) sarà divertente vedere sul campo i possibili scontri tra Balotelli e De Ligt, i due assistiti di Mino Raiola. De Ligt è costato parecchio alla Juve e per adesso si continua a rimpiangere amaramente l’assenza di Chiellini. Vedremo se De Ligt riuscirà a far cambiare idea a dirigenza e tifosi, anche Balotelli permettendo. Ora passo di malavoglia alla faccenda pleonastica riguardante miss Thunberg, che è andata a fare un discorsetto al vertice Onu. Lei, con le treccine d’ordinanza e una camicia mi pare rosa shocking, ha rampognato “i potenti del mondo” per via del riscaldamento globale. Questi, secondo Repubblica.it, i punti salienti del discorso: “L’ecosistema sta collassando, siamo all’inizio di un’estinzione di massa, e tutto ciò di cui voi parlate sono soldi, favole e crescita economica”. E ancora: “La scienza da trent’anni è chiara ma voi distogliete lo sguardo, come osate?”. “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia”, ha proseguito. “Ci state deludendo, ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento, gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi, e se sceglierete di fallire non vi perdoneremo mai… Il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”. Sì, cara Greta il cambiamento sta arrivando. Ma non come lo intendi tu, non quel tipo di cambiamento. La società sta cambiando e non in meglio, non si avvererà il vostro ideale di mondo sognato da delle manifestazioni-parodie dei moti del sessantotto. Quei giovani lì avevano studiato, sapevano cosa andavano a manifestare. Erano giovani nemici del sistema, non ci andavano mica a braccetto. Poi per carità il sessantotto è stato quello che è stato. Giampiero Mughini, che il maggio francese lo ha vissuto in prima persona, ha certamente le sue ragioni nel definirlo uno psicodramma. Anche perché, se è vero che dai frutti si riconosce l’albero, il sessantotto non ha portato ad una società più equa e solidale. Ma almeno quei giovani aderivano ad un pensiero intellettuale forte, non avevano abbracciato un conformismo insignificante. Non si erano resi protagonisti di bambinate, come questi inutili e folcloristici scioperi per il clima. Io ritengo sia giusto e sacrosanto occuparsi del clima e del riscaldamento globale, ma per favore rivolgiamoci ad esponenti più autorevoli della società civile. Red Ronnie e Dolcenera hanno fatto una bella iniziativa, di recente, con Greenpeace per salvare il mare dalla plastica. Credo sia utile ripartire da queste azioni concrete, anziché dare retta all’insostenibile furore della banalità di un’adolescente.