Il fenomeno insorge più o meno improvvisamente con il rifiuto di andare a scuola e con reazioni di crisi ansiose e attacchi di panico quando si è costretti.
Il rifiuto scolastico, evidenzia il Centro Ulisse di Torino, interessa la fascia che va dalla scuola primaria, dai 5/6 anni fino ai primi anni della scuola secondaria di secondo grado, ma si manifesta in modo più significativo nei passaggi da un ordine di scuola all’altro.
“Talvolta sottovalutato dai genitori, che tendono a giustificarlo come momento a sé, il fenomeno – viene spiegato – si caratterizza in realtà per diversi sintomi come malesseri improvvisi, lentezza cronica nel lavoro scolastico, esplosioni di rabbia, frequenza discontinua fatta di ritardi, uscite anticipate fino, appunto, all’assenza prolungata da scuola. Molteplici le cause, in parte riconducibili a fattori ambientali (come episodi di bullismo o situazioni eccessivamente conflittuali in classe), in parte a difficoltà di apprendimento, che possono sviluppare sentimenti di inadeguatezza e inferiorità, in parte ancora alle aspettative, talvolta eccessivamente elevate, dei genitori o alla difficoltà a separarsi dall’ambiente rassicurante di casa”.
Secondo i dati del Centro Ulisse, il fenomeno ha conosciuto una vera e propria esplosione nell’ultimo anno. “Siamo passati – spiega il direttore Mauro Martinasso – dal seguire qualche caso sporadico in anni passati ad occuparci solo lo scorso anno di una trentina di situazioni. Si tratta di giovani studenti, sia maschi che femmine, tra gli 11 e i 16 anni, che, in un momento evolutivo delicato, di transizione tra l’età infantile, in cui prevalgono identificazione e appartenenza alla famiglia, e l’adolescenza, in cui ci si presenta al mondo senza la mediazione famigliare e si è alla ricerca di forti rispecchiamenti nel proprio gruppo di pari, manifestano un forte stato di disagio. Il rifiuto scolastico nelle prime fasi dell’adolescenza si accompagna quindi a un progressivo allontanamento dalla vita sociale, limitata a pochissimi contatti, prevalentemente attraverso i social network, con la tendenza a chiudersi in camera e avere rapporti sempre più conflittuali con i genitori.