Immediate le reazioni al post, tutte a sostegno del ragazzo: ” Ci vuole coraggio – gli scrive una donna – per vivere in questa maledetta e meravigliosa città: temo che le cose non cambieranno, purtroppo ” . Giovanni de Giovanni, ingegnere aerospaziale appassionato di fotografia, pubblica il suo status nella mattinata di ieri. Scrive: “Hanno dovuto addirittura distruggere una saracinesca per prendere il motorino di mio padre da dentro al garage: una sorprendente determinazione”. Poi aggiunge, nel lungo testo: “Papà avrebbe potuto vivere ovunque: per lavoro sarebbe stato meglio scegliere Milano, Roma. Roberto avrebbe potuto prendere una borsa di specializzazione in medicina in un’altra città, o studiare all’estero, probabilmente con dei benefici sulla sua formazione. Io stesso avrei fatto con più semplicità l’ingegnere a Torino, a Milano o all’estero”.
Ma Giovanni non cambia idea, o rivede le sue scelte. Nemmeno in un post su un social network E ribadisce: “Abbiamo scelto Napoli. Tutti e tre. Abbiamo scelto Napoli, e chi ci conosce sa il nostro attaccamento a questo territorio, dove peraltro siamo tornati a vivere solo nel 2000”. Il suo scritto, condiviso in bacheca da decine di persone, traccia un’istantanea di una città ferita, dove tante, troppe persone subiscono gli stessi fatti accaduti alla famiglia de Giovanni. Nelle repliche al suo post, c’è infatti chi “dalla quota due rapine con coltelli e una con pistola ” lo esorta a non abbattersi; chi invece commenta ” quanto Napoli sia sempre più invivibile”. L’elenco di “colpiti” dai raid è lungo.
” Secondo le proprie platee e le proprie possibilità – sottolinea Giovanni de Giovanni – ci facciamo promotori di una Napoli diversa, lontana dai preconcetti barbari e sommari di chi conosce di Napoli solo il sensazionalismo di testate online, incontrando lo stupore di ogni interlocutore forestiero. Continueremo, senza ripensamenti, con la consapevolezza che in ogni grande città del mondo accadono queste cose ” . Ma, al di là delle dovute generalizzazioni , ” mi chiedo se sia possibile invertire questo flusso. Mi chiedo se una qualche forma di buon senso e di unità possano esistere tra i cittadini. Mi chiedo cosa dovrà succederci ancora per elevarci con una voce comune e cosa debba capitare prima che l’ergersi a portavoce di Valori non sia motivo di scherno, illazioni ed ” additamenti” degni di Masaniello da parte degli altri, ma diventi ragione di stima e sostegno ” .
Un appello, quello di Giovanni, a cui segue un proposito: “Alla fine – conclude – si tratta un po’ di alzare la testa, tutti noi, e chiederci: dove stiamo andando? Mi va bene? Posso fare qualcosa per cambiare? Mi auguro solo che tanta gente si ponga queste domande, dando risposte o riuscendo ad affidarsi a qualcuno che le abbia per lui, credendoci. Napoli non è il Far West. Napoli è il nome di una città. Il nome di casa. E casa mia, io non la lascio”.
Paolo De Luca, Repubblica.it