Con le principali banche centrali – Fed e Bce in primis – ritornate da inizio anno a politiche monetarie accomodanti, è ricominciata la caccia al rendimento in un mercato obbligazionario che vede attualmente titoli in circolazione per circa 13.000 miliardi di dollari a rendimento zero o negativo su un totale di circa 100 mila miliardi di debito globale. Tra le opportunità figura il debito emergente che, tuttavia, è un universo vasto dove le singole economie sono spesso profondamente diverse. Investendo in un Etf o fondo obbligazionario paesi emergenti si ottiene una buona diversificazione del rischio, ma non si può puntare sulle singole emissioni che potrebbero offrire un buon mix di valuta stabile e cedole generose.
Una strada per non perdere questa opportunità è investire il 10%-15% del portafoglio obbligazionario in una decina di emissioni obbligazionarie nelle valute di singoli paesi emergenti emesse da enti sovranazionali che godono della massima solidità finanziaria con un rating AAA, e quotate sul listino Mot di Borsa italiana dedicato alle euro-obbligazioni.
I rendimenti delle economie giovani
Puntando su questo mix di titoli in valute ad alto rendimento (rublo russo, real brasiliano, rand sudafricano, rupia indiana, e peso messicano) con scadenza entro il 2021 che pagano interessi annui tra il 4,5% e il 9% si è esposti ad un rischio importante di svalutazione delle monete, ma si può escludere (quasi del tutto) il rischio di fallimento dell’emittente (in virtù del massimo merito di credito dei titoli) né si dovrebbero accusare implicazioni derivanti da possibili rialzi dei tassi, dal momento che si tratta di titoli a brevissima scadenza (vedi tabella).
I rischi
La scadenza media dei titoli selezionati è infatti inferiore ai 12 mesi con un rendimento lordo atteso di 6,35%. Nel caso in cui ci fosse una violenta correzione delle valute emergenti, come quella avvenuta tra fine aprile e settembre dello scorso anno, questo giardinetto potrebbe contabilizzare una perdita media di circa cinque punti percentuali. Se, invece, si confermassero le stime degli analisti di Morgan Stanley — secondo le quali per i prossimi 3-6 mesi i cambi rispetto all’euro delle 5 valute emergenti in esame dovrebbero essere stabili o, al massimo, accusare perdite entro il punto percentuale —il guadagno del portafoglio potrebbe attestarsi al 5% circa. In alternativa ai bond in real brasiliani si può investire nel fondo Aberdeen Brazil bond che è investito prevalentemente in titoli brasiliani con scadenza entro i tre anni, mentre in sostituzione del bond in rupie indiane si potrebbe investire nell’Invesco India Bond Fund che, tuttavia, ha in portafoglio titoli con una scadenza media di 5-7 anni e quindi espone a maggiori rischi di fluttuazione dell’investimento in funzione della variazione dei tassi di Nuova Delhi.
Le opinioni dei gestori
In tutti i casi, per Mary-Therese Barton, head global Emerging debt di Pictet am, qualsiasi indebolimento del dollaro contro le valute emergenti dovrebbe fungere da stimolo alle obbligazioni sovrane in moneta locale. In un contesto così scarso di rendimento, aggiunge Adrian Hilton, responsabile tassi globali e investimenti valutari di Columbia Threadneedle Investments, le condizioni potrebbero essere giuste per gli investimenti in obbligazioni emesse dai governi dei mercati emergenti nella propria divisa. L’esperto trova interessanti i titoli emessi in rupia indonesiana, rand sudafricano e rublo russo, grazie ai notevoli rendimenti reali offerti e alla possibilità di ridurre i tassi di interesse in quei paesi. Thierry Larose, senior portfolio manager di Vontobel am, ritiene che il real brasiliano abbia ancora potenziale in rialzo rispetto al dollaro Usa.
Francesca Monti, Corriere.it