L’inflazione Ue resta al di sotto del target della Bce

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Gli indici europei si confermano deboli (Dax -0,04%, Cac40 -0,04%, Ftse100 -0,08% e Ftse Mib -0,07% a 22.189 punti) dopo che l’inflazione nella zona euro a giugno è aumentata oltre le attese, ma è rimasta comunque al di sotto degli obiettivi di politica monetaria della Banca centrale europea. Secondo Eurostat i prezzi al consumo finali il mese passato sono cresciuti dell’1,3% su base annua nei 19 Paesi che hanno adottato l’euro. La componente core è cresciuta dell’1,1% anno su anno rispetto allo 0,8% di maggio.

A maggio con una crescita dell’1,2% su base annua, era stato toccato il minimo dall’aprile del 2018. Gli economisti intervistati da Reuters avevano fatto una proiezione dell’1,2%. Sul mese l’aumento dei prezzi al consumo è stato dello 0,2%, in crescita dallo 0,1% a maggio, rispetto a un’attesa dello 0,1%. A spingere al rialzo la lettura finale del dato sono stati soprattutto i prezzi dei servizi, che hanno compensato largamente il calo dei prezzi dell’energia.

L’economia della zona euro si è raffreddata a fronte di un indebolimento della domanda nell’export e per un rallentamento della crescita di alcuni Stati membri. Per questo motivo, il presidente della Bce ha dichiarato che l’Istituto è pronto a lanciare nuove misure di stimolo per sostenere l’espansione e per risollevare il tasso d’inflazione nel breve e medio periodo.

E stamani il membro dell’Istituto di Francoforte, Benoit Couerè, ha ribadito che il consiglio direttivo della Banca centrale europea “è determinato ad agire in caso di eventi avversi ed è inoltre pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, a seconda dei casi, per assicurare che l’inflazione continui a muoversi verso l’obiettivo in maniera sostenuta”.

Dopo il dato, il cambio euro/dollaro viaggia poco mosso a 1,1214 (+0,06%) viste le nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina. Ieri il presidente Usa, Donald Trump, ha minacciato nuovi dazi su beni cinesi per 325 miliardi di dollari. Mentre il presidente della Federal Reserve di Chicago, Charles Evans, ha detto che la Banca centrale statunitense deve tagliare i tassi di interesse per difendere il suo target di inflazione del 2%. “L’economia è solida. Non lo metto in discussione”, ma ci sono crescenti incertezze e l’inflazione è rimasta costantemente al di sotto dell’obiettivo, ha affermato il banchiere ai microfoni di Cnbc.

Per ottenere un aumento dell’indice dei prezzi al consumo al livello target, o leggermente superiore, c’è bisogno di 50 punti base di accomodamento in più e “forse non è abbastanza”, ha aggiunto Evans. “Dal punto di vista della gestione del rischio, è logico che si possa pensare che” in questo momento “siamo un po’ più restrittivi di quanto dovremmo essere e dobbiamo” quindi “essere più accomodanti”, ha concluso il numero uno della Fed di Chicago.

Sul fronte interno lo spread Btp/Bund non risente delle nuove tensioni nell’esecutivo e si conferma sotto 190 punti base a 189 punti base con il rendimento del decennale italiano pari all’1,6%. Gli strategist di Mizuho sostengono che, nonostante l’agenda macroeconomica sia piuttosto scarna oggi, con la lettura finale dell’inflazione di giugno dell’Eurozona, il rendimento del Bund, ora a -0,276%, potrebbe essere influenzato e spinto al ribasso dalle aspettative sulle prossime mosse della Bce.

Gli esperti non escludono infatti che gli investitori possano acquistare titoli di Stato tedeschi in vista della riunione della Banca centrale europea del 25 luglio visto che il costo di finanziamento del decennale di Berlino si è allontanato dal livello del tasso di deposito dell’Istituto di Francoforte, al -0,4%, dicono gli esperti Peter Chatwell e Peter McCallum.

Francesca Gerosa, MilanoFinanza