Dopo i tanti blackout del sistema del controllo del traffico aereo (gli ultimi: Malpensa e Treviso), i dindacati tutti hanno rivolto pesantissime critiche ai vertici Enav circa il Piano Industriale che non tiene conto della sicurezza dei voli. I Sindacati Filt-Cgil, Unica e Fit-Cisl, con un comunicato congiunto, hanno espresso il loro disappunto. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato un articolo presente nell’ultimo numero di Cleared, la rivista ufficiale di Enav. Il numero aveva dedicato due pagine a NexTower, un articolo dedicato al cambiamento delle torri di controllo. Quelle pagine sono state giudicate dai Sindacati, come discutibili in termini di “consistenza”. E da lì è partito tutto il castello di critiche a Enav e i suoi vertici. Non andiamo oltre, preferiamo lasciarvi alle parole del comunicato congiunto, dei 3 sindacati di riferimento, che vi proponiamo integralmente. Senza tagli né censure.
“Siamo alla frutta. Che Cleared fosse uno strumento comunicativo particolare era chiaro a tutti, ma che se ne facesse un uso così è una sorpresa. Sull’ultimo numero (n. 6 – anno XVI) ci sono addirittura due pagine che forse sarebbe stato meglio considerare più attentamente. Proprio quelle relative a NexTower. Sorvolando sul contenuto decisamente discutibile in termini di consistenza, possiamo tranquillamente notare due punti molto caldi: 1) Si fa menzione di un coinvolgimento attivo del personale operativo: FALSO! Il personale operativo è stato usato per il beta test (spacciandolo anche per training) e i suggerimenti erano bug fixes di una piattaforma acerba e non pronta per la fase di deploy. I commenti da parte del personale operativo, che osiamo considerare il principale portatore di feedback reale basato su anni di best practices nate sul campo e sulle proprie spalle, sono stati troppo spesso declinati con la motivazione che sia il CTA a dover adattarsi al sistema e non il sistema ai processi operativi. Arroganza e presunzione. 2) Le vittime sacrificali di questa messinscena (il personale operativo, ndr) non hanno meritato nemmeno un trafiletto in quello stralcio di giornalettismo che poco si addice a un brand come dovrebbe essere quello di Enav. Questa è la prova lampante del ruolo svolto: elementi di disturbo in un teatrino che mira a foto e strette di mano più che ai risultati.
Cosa dovrebbe esserci scritto su quelle pagine? Magari delle scuse per un impianto che deve affrontare ogni giorno uno strascico di emergenze in sala. Ancora risuona nelle sale delle sessioni addestramento di conversione il roboante scroscio di frasi tipo: avrete entrambe le sale operative per molto tempo! Oppure non è possibile che tutte le CWP vadano in crash! Oppure la sorveglianza è una roccia, nulla cambierà rispetto alla disponibilità precedente! Ma non dimentichiamo l’evergreen non sarete soli, saremo sempre qui con voi, non scomparirà nessuno! BUGIE. Solo bugiardi chi non sa nemmeno ciò su cui lavora. Del lontano 16 aprile possiamo solo ricordare le prime ore del giorno. Poi più nulla. Eh si perché, per la logica della crescita per immeritocrazia, si parte col prossimo progetto. Fallita la prova generale, avanti con lo show! Certo, non possiamo dire che ENAV sia rimasta immobile; il management è dovuto pesantemente intervenire per trovare una soluzione (comportamento logico quanto dovuto, avendo una buona visione a orizzonte proteso oltre il 16 aprile…) così come il personale CTA che ha messo in campo tutte le doti di professionalità, che non ha mai risparmiato, con la resilienza di chi considera il proprio workplace (anche noi mastichiamo qualche inglesismo, così come la Wacom non l’abbiamo vista per la prima volta a Malpensa) una seconda casa. Invece, c’è chi è troppo impegnato a preoccuparsi di affari importantissimi piuttosto che agire e intervenire come il ruolo richiederebbe scivolando le conseguenze su tavoli che non avrebbero dovuto attivarsi e sulle spalle del personale di Malpensa (di qualsiasi grado e livello, ma su questo ci torneremo dopo) mortificato (e pensare che il cambiamento dovevo portare un miglioramento…) dai postumi di questa operazione. Non sappiamo se la modifica software prospettata il 5 luglio u.s. sia stata effettivamente applicata. Non sappiamo se certe lezioni possano essere prese d’insegnamento. Non sappiamo quale sia il confine tra la realtà e un mondo immaginario nel quale certe azioni non comportano conseguenze. Non sappiamo se, dopo il blackout (l’ennesimo) della prima domenica di luglio, è chiaro il contesto nel quale il personale operativo è costretto a muoversi. Alcune cose però le sappiamo: – In tempi non sospetti, avevamo palesato titubanza sull’opportunità di condurre una trasformazione di entità tale da essere difficilmente gestibile in caso di imprevisti ma siamo stati sminuiti da chi, con l’arroganza di chi non conosce bene lo scenario operativo vantandosi di aver appeso le cuffie al chiodo, puntava a raggiungere in fretta il 16 aprile per stringere la mano allo Stato Maggiore aziendale e poi sparire credendo di essere dimenticato; – Lo sforzo per “portare avanti la baracca” sta concretizzando quello che più si temeva: la fiducia sui sistemi è gravemente minata e questo comporta conseguenze inevitabili; – Considerare NexTower esclusivamente come eFPS system è un’eresia: del pacco e fa parte anche la sorveglianza sulla quale ci sarebbe da aprire talmente tanti capitoli da farne un libro, cominciando dalla validazione operativa e finendo all’affidabilità, passando per la copertura; – L’area di movimento è un colabrodo e SEA, tra interventi programmati in anticipo e contingenze immediate, chiude intere aree o taxiways; questo, che normalmente è parte del nostro lavoro, diventa un ulteriore fattore di complessità e rischio quando l’operatore è impegnato a compatibilizzare traffici per piste opposte e combatte con un sistema che non risponde o che decide di interpretare i comandi in modo arbitrario; – Il pavimento della sala (completato il 15 aprile 2019) è completamente disallineato e presto dovremo fare i conti con qualche infortunio sul lavoro dovuto al crollo di qualche piastrella; – I problemi (anche quelli puramente gestionali) che a maggio sembrava si potessero risolvere facilmente hanno trovato scogli più taglienti di quello del Titanic riportando gli animi ad accendersi e infiammarsin – Solo a margine, e solo per non sminuire l’importanza degli altri punti, ancora aspettiamo che l’interior designer ci dica dove sono finite le amenities che c’erano per il personale in break. La sala non va colonizzata (espressione di chi la sala non la vive e chissà quando l’ha vissuta) ma l’ennesima truffa è stata quella di promettere di occuparsi degli spazi relax. Ma non possiamo non essere grati per il cestino rifiuti rosso. O per il gradino invisibile dell’isola CSO.
Oggi siamo alle porte di un altro evento mediatico e operativo dal peso fuori scala: il Bridge e ci stiamo arrivando coi peggiori presupposti ma con una certezza: non sarà la sala operativa e il personale (tutto) di Malpensa a raccoglierne i cocci. Prima di chiedere l’ennesimo sacrificio al personale (che tra alti e bassi ha sempre porto l’altra guancia tra una validazione e un’implementazione) il cambiamento deve essere tangibile, soprattutto nei momenti di crisi e di emergenza. Noi al miglioramento attraverso il cambiamento ci crediamo. Abbiamo imparato e ci siamo migliorati. Nonostante l’offesa che rappresentano due semplici pagine noi continuiamo a garantire la mission aziendale AI MASSIMI LIVELLI E IN QUALSIASI CONDIZIONE in un contesto complesso (piste multiple, apron multipli congestionati, attraversamenti di pista, traffico misto), che registra una crescita media a due cifre! E, se la nostra azienda decide di crescere, noi faremo SEMPRE la nostra parte! Qualcosa invece non cambia mai e non accenna a migliorare. Non diteci che va tutto bene perché non è così. La prossima volta, come citazione, suggeriamo una parola è troppa e due sono poche”.