Fine dell’anonimato per le criptovalute. Ieri il Gruppo d’azione finanziaria internazionale (Gafi) – Financial Action Task Force (Fatf) – durante la sessione plenaria che si è tenuta ad Orlando, negli Stati Uniti, ha approvato le linee guida per contrastare l’utilizzo delle criptovalute come strumento di riciclaggio di denaro sporco e finanziamento al terrorismo. Le linee guida impongono lo scopo primario di mettere fine alla poca trasparenza delle transizioni che hanno permesso il prolificare di attività illecite attraverso i bitcoin & Co. In base ai nuovi standard, ai fornitori dei servizi di asset virtuali sarà richiesto di implementare gli stessi requisiti antiriciclaggio delle istituzioni finanziarie tradizionali.
Il primo principio è quello di abolire completamente l’anonimato: si dovrà identificare sia chi sta inviando fondi e sia chi è il destinatario.
Il secondo principio riguarda la condivisione delle informazioni: i fornitori di servizi cripto dovranno sviluppare processi in cui sia possibile la condivisione delle informazioni con altri provider e con le autorità.
Terzo, oltre che rendere obbligatoria l’individuazione dei clienti, si dovranno applicare procedure idonee di «Know your customer» attraverso una dovuta due diligence per misurare il rischio dei clienti e garantire che non siano coinvolti in attività illecite.
Infine, è necessario passare attraverso una adeguata prevenzione dei rischi legati alle specifiche attività: i fornitori di servizi cripto dovranno quindi sviluppare strutture che tengano conto dei rischi dell’attività svolta.
Adottando gli standard e le linee guida concordate, il Gafi si assicurerà che i fornitori di servizi patrimoniali virtuali non operino più nell’oscurità. La linee guisa saranno quindi un punto di partenza vincolante per tutti i paesi. Il Gafi segna quindi il primo tentativo di stabilire un approccio globale nel regolare il mercato delle criptovalute – stimato in 300 miliardi di dollari – cercando di limitare il patchwork attuale che si è creato tra i diversi stati. Con esempi, come il Giappone, dove è richiesta una licenza per esercitare attività cripto, alla Cina, dove vige un divieto assoluto.
Ma soprattutto, oltre alla divergenze normative, si avviano così delle basi comuni contro le attività illecite che sono prolificate. Simon Riondet, capo dell’intelligence finanziaria presso Europol, l’agenzia di polizia europea che coordina le indagini transfrontaliere, ha riferito a Reuters di aver visto un crescente uso delle criptovalute nel riciclaggio di denaro proveniente da attività illecite.
All’inizio di quest’anno, l’Europol ha smascherato un cartello della droga spagnolo che riciclava denaro contante con due bancomat di criptovalute. Riondet ha affermato come le criptovalute vengono utilizzate per trasferire enormi quantità denaro fuori dall’Ue, divise in piccole transizioni, più difficili da rilevare.
Il Global Digital Finance, un organizzazione industriale che rappresenta le società cripto in tutto il mondo, ha dichiarato di aver accolto con favore le regole del Gafi. Tuttavia, secondo Teana Baker-Taylor, direttore esecutivo dell’organizzazione, includere nelle transazioni di criptovalute tutti i dettagli dei mittenti e dei beneficiari sarà un criterio altamente difficile da soddisfare.
Matteo Rizzi, ItaliaOggi