Sottolinea Ned Naylor-Leyland, gestore del fondo Merian Gold & Silver, Merian Global Investors: “Gli ultimi sette anni di promesse da falco su tassi più alti e sulla riduzione del bilancio della banca centrale sono stati, come avevano avvertito gli investitori in oro, una deviazione all’interno di un trend di una politica monetaria che è accomodante e che lo sarà ancora di più”. Aggiunge Naylor-Leyland: “Man mano che i mercati del cash e delle obbligazioni si innervosiscono circa il futuro potere d’acquisto del dollaro, i prezzi di oro e argento sembrano avviati a riprendere la loro corsa rialzista secolare. Quando iniziarono l’atteggiamento da falco della Fed e le promesse di un ridimensionamento del bilancio, la quotazione dell’oro era a circa 1.800 dollari l’oncia e quella dell’argento intorno ai 40 dollari l’oncia. I bilanci delle banche centrali ora sono ancora più ampi e l’oro tratta intorno ai 1.400 dollari l’oncia, mentre l’argento è intorno ai 15 dollari l’oncia”
Continua Naylor-Leyland: “Per gli appassionati di metalli monetari sembra che il secondo semestre di quest’anno si prospetti nettamente migliore. Le parole di Jerome Powell sono particolarmente apprezzate da coloro che detengono titoli azionari di società di estrazione di oro e argento, che offrono un’esposizione orientata alla ripresa del trend di lungo termine rispetto alla carta e a favore del “true money” ponderato a rischio zero”.
Dal canto suo Nitesh Shah, direttore della ricerca di WisdomTree aggiunge: “Con l’inversione di rotta della politica della Federal Reserve i rendimenti dei Treasury sono diminuiti e il dollaro Usa si è indebolito. Questo è stato un vantaggio per i prezzi dell’oro. Inoltre, le questioni geopolitiche sono state riconosciute dal mercato” Shah afferma: “Nell’ultimo mese ci sono stati pochi progressi visibili nella risoluzione della disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina e permangono dubbi sul fatto che i Presidenti di entrambi i paesi possano sbloccare la situazione di stallo quando si incontreranno al G20 di Osaka il 28/29 giugno. Il rischio di uno scontro militare in Medio Oriente è in aumento, poiché l’Iran sta per violare i termini del Piano d’azione congiunto globale (Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA). Gli attacchi alle petroliere (di cui è stata attribuita la responsabilità all’Iran) e l’abbattimento di ieri di un drone statunitense, rivendicato dalla Guardia rivoluzionaria iraniana, evidenziano chiaramente il potenziale di escalation militare. L’oro tende ad essere un porto sicuro in tempi di tensione geopolitica”.
Intanto gli analisti di Citi hanno confermato la loro visione positiva sull’oro e hanno alzato le attese a tre mesi per l’oro a 1.450 dollari l’oncia.
Roberta Castellarin, Milano Finanza