Un italiano su dieci soffre di allergia e il rimedio più noto, l’antistaminico, spesso causava sonnolenza. Ne abbiamo parlato con un’immunologa
Quando si evoca la parola pollini, la mente corre subito al concetto di allergia. E lo stesso avviene con altri termini fra cui acaro. Le allergie, comprese quelle alimentari, accompagnano in modo cronico la vita di alcune persone, rendendola spesso complicata. Non toccare il cane, non uscire quando volano i pollini, non stare in luoghi polverosi, e via discorrendo. Una scocciatura vera e propria, costellata di fazzoletti e precauzioni varie.
Stando ai dati ISTAT, si dichiara allergico circa un italiano su dieci. Ma in quel 10,7% bisognerebbe capire se rientrano effettivamente tutti gli allergici in Italia; banalmente, alcune persone, sebbene allergiche, non riconducono i sintomi che manifestano a questa condizione, magari perché molto lievi.
Di fatto l’allergia, come in alcuni casi il dolore, è una risposta difensiva del nostro corpo. «Si tratta di una risposta immunitaria anomala in seguito al contatto con sostanze esterne definite allergeni, in cui rientrano ad esempio alimenti o particelle volatili delle piante» ci spiega Adriana Severino, immunologa del Policlinico di Milano. «È una risposta difensiva anticorpale esagerata, inappropriata e dannosa, scatenata dal sistema immunitario verso allergeni che per i soggetti sani sono completamente innocui».
I sintomi di un’allergia sono in genere piuttosto fastidiosi e legati spesso all’istamina. Questo «composto azotato è coinvolto nei meccanismi digestivi, nella risposta infiammatoria e come neurotrasmettitore in diverse funzioni cerebrali».
Molte delle nostre reazioni allergiche originano proprio da un’eccessiva liberazione di istamina. Si cerca quindi di ricorrere a un rimedio farmacologico. E qui entra il gioco il famoso antistaminico, o meglio gli antistaminici, perché ne esistono di tipi diversi. «Sono un gruppo di farmaci utilizzati per alleviare i sintomi respiratori, oculari o cutanei delle reazioni allergiche».
Eh già, alleviano i sintomi, ma al tempo stesso molte persone accusano debolezza, stordimento e sonnolenza. Ed è un bel problema. Sì, perché per alcuni si passa dalla padella alla brace. E non è mai piacevole quando le nostre aspettative di risolvere un problema vengono deluse.
Tuttavia, la situazione sembra essere cambiata negli ultimi anni. Gli antistaminici di prima generazione causavano sonnolenza «perché in grado di superare la barriera ematoencefalica». Aldilà del tecnicismo, occorre sapere che gli antistaminici più recenti, invece, non danno questo effetto collaterale. «Quelli di seconda generazione – essendo più selettivi, non superano la barriera ematoencefalica, evitando pertanto gli effetti sullo stato di veglia».
Michele Razzetti, Vanity Fair