Il sex toy Osé ha vinto l’Innovation Award, poi ritirato. Gli organizzatori della fiera internazionale di elettronica, accusati di sessismo, ci ripensano e assegnano per la seconda volta il riconoscimento. Quattro mesi dopo
ERA SALITO sul podio il tempo di un entusiasmo. Una vittoria annullata in un soffio e seguita da una squalifica. Fino al nuovo colpo di scena: quel premio s’ha da dare. Torna trionfante Osé: il vibratore femminile vincitore di un Innovation Award alla passata edizione del Ces di Las Vegas, la fiera d’elettronica più importante del mondo. Un riconoscimento amletico: assegnato, poi ritirato per “oscenità e immoralità”, e ora nuovamente riconsegnato nelle mani di Lora Haddock, fondatrice della startup dietro Osé, che ringrazia. “Sono contenta che la giuria abbia riconsiderato la nostra idoneità alla competizione e validato l’innovazione di cui è responsabile il nostro team di ingegneri”, dice.
Una querelle che ha scaldato gli animi del mondo hi-tech lo scorso gennaio. Tutto merito di Osé, un vibratore all’avanguardia ideato dalla startup Lora DiCarlo con la collaborazione della Oregon State University. Un sex toy che può regalare soddisfazioni senza sforzi. Basta indossarlo perché funzioni. Una volta acceso, sfruttando la microrobotica, “riesce a mimare tutta la gamma di sensazioni che possono essere trasmesse da bocca, lingua e dita umane”. Il risultato è un’esperienza equiparabile al rapporto con un partner, assicurano sul sito della compagnia. In un primo momento la tecnologia ha convinto la Consumer Technology Association (Cta), l’associazione che organizza l’evento. Poi, inspiegabilmente, il ripensamento. L’oggetto del piacere ha smesso di piacere e si è beccato una squalifica perché “immorale, osceno, indecente, profano o non in linea con l’immagine”. Uno schiaffo sessista, considerato che Osé è firmato da un gruppo di donne determinate a sfruttare le ultime innovazioni per soddisfare il proprio diritto al benessere. “Non avrebbe dovuto essere accettato per l’Innovation Awards Program” poiché “non rientra in alcuna delle esistenti categorie di prodotti”, hanno provato a giustificarsi i giurati.
Una spiegazione che ha determinato la ribellione di Haddock. In lunga lettera di rivendicazioni, la donna ha prima messo in chiaro che Osé si adatta perfettamente alla categoria in cui era stato inserito, cioè robotica e droni. Poi ha accusato l’organizzazione e la fiera di sessismo. “La sessualità maschile può essere esplicita mentre quella femminile viene pesantemente zittita, se non messa al bando”, denunciava chiedendo a tutte le donne di unirsi alla sua protesta usando sui social l’hashtag #CESGenderBias. Recriminazioni che non sembrano infondate visto che contemporaneamente una società di realtà virtuale per soli adulti presente a Las Vegas, la Vr Porno, esponeva liberamente i propri prodotti, “offrendo agli uomini della pura pornografia in pubblico”. Mentre l’anno prima, sempre tra gli stand della fiera, un’azienda aveva lanciato un robot femminile che “era letteralmente una bambola gonfiabile per uomini”.
Poche ore e il tam tam ha fatto il giro del mondo. Ci sono voluti quattro mesi, ma alla fine le proteste sono servite. L’organizzazione del Ces si è scusata e ha staccato per la seconda volta l’assegno da due milioni di dollari in favore di Lora DiCarlo e di Osé. Haddock apprezza. Non è mai troppo tardi per godere del giusto riconoscimento. Né per il piacere.
Repubblica.it