(di Tiziano Rapanà) Improvvisamente il mondo dell’editoria è diventato il centro del dibattere dell’opinione pubblica. Il motivo è legato ad una questione legata al prossimo Salone del Libro di Torino. Molti scrittori non hanno visto di buon occhio la presenza dello stand della casa editrice Altoforte, vicina alle istanze del movimento Casa Pound. Alcuni autori diserteranno, altri invece presenzieranno all’evento per rimarcare la loro alterità rispetto alla visione del mondo di Altoforte. Io non mi pronunzio. Non mi piace salire sul carro di nessuna fazione. Sto bene nel mio minuscolo e trascurabile stambugio intellettuale, coccolato da un metaforico recinto di carta composto da Topolino (senza offesa per nessuno, ma è il miglior magazine italiano), qualche libro di Agatha Christie e le mitiche avventure di Nathan Never (altra leccornia a fumetti). Sono lì fermi, riposti sulla stampante. Rappresentano le chiavi ideali per accedere ad un immaginario e personale ruscello della creatività. Non vedo l’ora di rinfrescarmi in quell’acqua refrigerante e nutriente. Ho bisogno di fare un tuffo in quel ruscello, perché mi protegge dalla miserrima attualità culturale ed artistica del nostro Paese. In Italia non si riesce a creare più qualcosa di originale e sensato. Il cinema è pessimo, la musica è inconsistente e letterariamente insignificante (beninteso: non pretendo un nuovo Guccini ma un paroliere arguto, come Bigazzi, sì), la letteratura è terrificante. Non tutta, comunque. Ci sono le eccezioni. Poche, ma (ça va sans dire) buone. Ve ne propongo una in particolare. Fa parte della bella collana Stile libero della Einaudi. Si chiama Addio fantasmi. Il romanzo è stato scritto dalla brava autrice messinese, Nadia Terranova, e debbo dire è la lettura mi ha condotto in un mondo artistico sorprendente. Avevo non uno, ma mille pregiudizi nei confronti della Terranova. Erano figli della sinossi del libro, che rimandava ad una narrativa sfigata dedicata al ceto medio riflessivo: una donna torna alla casa natale e fa finalmente i conti con la scomparsa del padre, cose così. “Robetta”, pensavo. E, invece, mi sono trovato di fronte ad un lavoro di gran rilievo culturale che spero qualche studioso possa considerare come merita. E, fidatevi, merita. Innanzitutto merita la vostra fiducia: dunque acquistatelo e leggetelo. E, in secondo luogo, merita anche di vincere il premio Strega (Il libro è in gara). Datemi retta, compratelo: vi conquisterà. Io non vi dirò altro: non vi darò informazioni sulla trama, sullo stile letterario e soprattutto non vi rovinerò la lettura inserendo le solite riprovevoli citazioni del libro (i cosiddetti passi più salienti). Compratelo e mi ringrazierete. Mi raccomando, non tenete conto delle prime due pagine del libro: non sono un granché; proseguite con la lettura e vi innamorerete del romanzo.