«Non abbiamo ancora chiarezza sulla posizione del Regno Unito per gestire un processo così complesso» come la Brexit, «per questo anche in Italia ci stiamo preparando alla non auspicata prospettiva no deal. Per questo abbiamo approvato uno specifico decreto legge in materia». Parole pronunciate dal presidente del consiglio Giuseppe Conte a margine del suo faccia a faccia con il presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker; parole che trovano riscontro in un «vademecum» rintracciabile sul sito di Palazzo Chigi e che per l’appunto fornisce una serie di indicazioni ad aziende, istituzioni, enti o semplici cittadini in vista di un «no deal», vale a dire la rovinosa uscita di Londra dall’Europa in assenza di accordo.
Arrivare preparati all’«ora X»
L’opuscolo digitale porta la data dell’11 febbraio scorso e fa ancora riferimento al 29 marzo come «ora X» della Brexit. Le convulse votazioni alla Camera dei Comuni hanno spostano in là questo termine a l 12 aprile. A parte questa variazione, le indicazioni fornite dal governo sono ancora tutte valide: si parla di disciplina del commercio, di dogane, di traffico aereo e terrestre, di giustizia e di altri argomenti: la materia è sempre complessa e il vademecum mette in guardia su una serie di precipitosi cambiamenti, rimandando per la loro soluzione a leggi, trattati e codici per l’appunto molto tecnici. ma soprattutto avverte che è meglio prepararsi per tempo perché i cambiamenti matureranno nel giro di poche ore.
Il piano di emergenza
«La Commissione UE – ecco la premessa – ha chiesto agli Stati membri un approccio unitario attraverso “un piano di emergenza collettivo improntato al calendario proposto e basato sul piano suggerito nella Comunicazione del 13 novembre 2018. La Commissione sottolinea che le soluzioni bilaterali sarebbero incompatibili con la ripartizione delle competenze all’interno dell’Unione europea». L’obiettivo è «la tutela dei cittadini italiani che vivono nel Regno Unito e di quelli britannici che vivono in Italia», «la tutela della stabilità finanziaria…la promozione di una adeguata preparazione delle imprese». Viene poi precisato che in caso di uscita senza accordo verranno avviate un numero limitato di azioni di emergenza da parte della Ue , più una serie di azioni affidate ai singoli stati.
Occhio a tariffe, dogane e licenze
Il documento di Palazzo Chigi passando in rassegna i singoli settori che patirebbero conseguenze immediate dalla hard Brexit. Ad esempio i «nuovi obblighi giuridici» che graveranno su chi importa merci inglesi, a tutti gli effetti uno stato extracomunitario, la necessità di rinnovare certificati, licenze e autorizzazioni che un attimo dopo il divorzio da Londra non saranno più validi, il cambio del regime di tariffe, accise, obblighi doganali. Altro settore dove le norme cambieranno riguarda la salute, la sicurezza e l’ambiente per le merci importate da «paesi terzi» rispetto all’Unione, ambito in cui rientrerà anche la Gran Bretagna.
«Salvo» chi già risiede in GB
Per quanto riguarda i cittadini il «paper» di Palazzo Chigi ricorda che «il 6 dicembre è stato reso pubblico un documento d’indirizzo (policy paper) sui diritti dei cittadini in caso di recesso senza accordo che tende ad una tutela dei diritti acquisti per tutti i cittadini dell’Ue che risultino continuativamente residenti nel Paese da almeno cinque anni» mentre «a quanti giungeranno nel Regno Unito dopo il 29 marzo 2019 verrà riservato diverso trattamento, basato sulla legislazione nazionale britannica in materia di immigrazione e su principi di reciprocità con la situazione dei britannici residenti nei Paesi di provenienza degli interessati». Non saranno invece più garantiti la normativa sulla sicurezza sociale a chi migrerà al di là della Manica dopo la Brexit.
«Finestre» per la finanza e il traffico aereo
Il campo finanziario vengono invece previste delle «finestre» di proroga di regolamenti e norme , un periodo di transizione che scongiuri il «black out» delle attività legate al credito. Cesseranno invece gli accordi internazionali in tema di diritto societario e giustizia civile. Decadono anche tutti gli accordi in materia di navigazione aerea, «per questo motivo, la Commissione europea ha adottato nel dicembre 2018 due misure temporanee che, assicurando i collegamenti di base, eviteranno una totale interruzione del traffico aereo tra l’Unione e il Regno Unito» che assicurerà almeno per 12 mesi la prestazione dei servizi e prorogherà per 9 la validità di una serie di licenze.
Fine del roaming e del mandato di cattura europeo
Il Regno Unito diventerà «paese terzo», cioè estraneo all’Unione in diversi settori dell’attività digitale. Ad esempio il roaming dei telefonini, il commercio elettronico non obbediranno più alle regole stabilite a Bruxelles. Fine anche della cooperazione giudiziaria e di polizia: sul territorio di Sua Maestà non sarà più valido il mandato di cattura europeo, le norme sulle estradizioni, la cooperazione investigativa tra vari corpi di polizia, il trasferimento dei dati sui casellari giudiziari.
Avviso ai privati: «Preparatevi»
Ultimo avvertimento da Palazzo Chigi: «Qualsiasi azione del settore pubblico non potrà porre rimedio ai ritardi che i portatori di interessi avrebbero potuto eliminare con preparativi e azioni tempestive. Per questo motivo è di fondamentale importanza che tutti i soggetti interessati dal recesso del Regno Unito dall’UE arrivino preparati alla data del recesso, tenendo conto di tutti gli scenari possibili, valutandone integralmente i rischi e pianificando la risposta al fine di attutirli».
Claudio Del Frate, Corriere.it