Kaspersky ha denunciato Apple all’antitrust russa

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Kaspersky Safe Kids è un’applicazione che permette ai genitori di monitorare le attività online e offline dei propri figli nel sistema operativo iOS. Screen Time invece, realizzata da Apple, è una funzionalità che permette agli utenti di tenere traccia del tempo passato con i propri dispositivi. Ed è proprio la concorrenza tra le due applicazioni, la motivazione alla base della denuncia di Kaspersky all’antitrust russo. Apple userebbe la sua posizione dominante di proprietario e supervisore della piattaforma App Store, per impedire agli altri sviluppatori di operare a parità di condizioni. Insomma, secondo Kaspersky la ragione della rimozione sarebbe proprio che Safe Kids e Screen Time sono due applicazioni simili e quindi potenzialmente concorrenti.

Nel dettaglio, Apple ha eliminato Kaspersky Safe Kids perchè utilizzava i profili di configurazione per aiutare gli utenti a controllare i propri figli. Una pratica di questo tipo è contro le regole dell’appstore e infatti Apple ha chiesto la rimozione delle funzionalità. Funzionalità che sono alla base dei servizi offerti da Safe Kids. «Il cambiamento della politica di Apple nei confronti della nostra app, così come verso ogni altro sviluppatore di software per il controllo genitori, è arrivato proprio nel momento in cui Apple lanciava Screen Time», scrive Kaspersky in un lungo post dedicato. Infine, la stessa compagnia russa «spera di poter portare avanti la relazione con Apple, ma su base di parità». Allo stesso tempo, è convinta che la sua iniziativa possa favorire il mercato in generale.

Qualche giorno fa anche Spotify ha presentato una denuncia simile alla commissione europea. In un post pubblicato sul suo blog ufficiale, il colosso dello streaming si scagliava contro Apple, accusata anche in questo caso di atteggiamento monopolistico. Nel dettaglio, si trattava della percentuale (del 30%) che Apple trattiene su ogni transazione. Pochi giorni dopo, è arrivata anche la risposta piccata dello stesso colosso di Cupertino. E molto probabilmente arriverà anche in questo caso.

Marco Tonelli, La Stampa