Congresso mondiale delle Famiglie, c’è chi dice no: «Così torniamo al Medioevo»

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Tutto pronto per l’evento previsto dal 29 al 31 marzo a Verona, ma le polemiche non si placano e la piazza del no si organizza per invadere la città

Mentre il ministro Salvini conferma la sua presenza al Convegno delle Famiglie a Verona dal 29 al 31 marzo, mentre il Governo si spacca sull’iniziativa tanto voluta dal ministro della Famiglia e della Disabilità Lorenzo Fontana e dal senatore Simone Pillon, mentre Di Maio si allontana ancora una volta dal collega leghista manifestando il suo totale disaccordo all’evento «chi tratta le donne a quel modo considerandole esseri inferiori figuriamoci se è una persona che può rappresentare la mia idea di Paese», la piazza si sta organizzando per dire un fortissimo NO a quello che viene definito “un evento dichiaratamente anti-abortista e anti-Lgbt, che sposta le lancette dell’orologio indietro di qualche secolo”.

«La questione legata all’offrire o meno il patrocinio all’iniziativa, sembra che il Governo l’abbia ritirato, ma rimane in forse quello della Regione del Veneto – ci spiega Ilaria Gibelli, presidente del Comitato Liguria Pride, avvocato della Rete Lenford Avvocatura per i diritti LGBTI*QI+ e legale delle Famiglie Arcobaleno – fa passare l’idea che le istituzioni approvino il concetto che non tutti abbiano gli stessi diritti: parlare di bellezza del matrimonio, abrogazione delle legge 194 sull’aborto fino all’importanza per un bambino di crescere con due genitori “normali” ovvero una donna e un uomo, temi di fondo del raduno, non rispecchia la realtà, significa minare fortemente lo specchio dei diritti di ciascuno, dall’autodeterminazione delle donne ai diritti delle persone LGBT*QI+ alle famiglie Arcobaleno. Significa avere una visione del mondo anacronistica e conservatrice che cozza in maniera evidente con quello che avviene intorno a noi, significa dimenticarsi di essere in uno stato laico, dove il rispetto dei diritti di tutti è alla base della convivenza civile. I concetti alla base dell’iniziativa non dovrebbero essere appoggiati culturalmente da nessuno, men che meno dalle istituzioni che dovrebbero rappresentare tutti».

Nell’ultimo weekend di marzo Verona ospiterà capi di Stato, ministri, rappresentanti istituzionali, organizzazioni non governative, attivisti pro family e famiglie da tutto il mondo: «E’ evidente che, dietro le dichiarazioni di difendere la famiglia naturale e promuovere politiche family friendly, viene espresso in realtà un attacco molto forte ai diritti e a libertà di tutti e di tutte. Alla manifestazione saranno presenti esponenti politici di governi dove l’omosessualità è reato o viene perseguita, dove l’aborto è illegale o dove vengono sistematicamente presentati progetti di legge per renderlo tale. Saranno presenti personalità che parlano dell’atto sessuale tra due persone dello stesso sesso come di una forma di violenza fisica usata anche come pratica di iniziazione al satanismo, che ci considerano contagiosi come la peste, che preferirebbero dare il proprio figlio all’orfanotrofio piuttosto che in adozione a una coppia dello stesso sesso, che vorrebbero che non esistessimo, che paragona i figli delle coppie non etero agli orfani dell’11 settembre. Insomma, ci sembra ovvio che con queste premesse non sia errato poter affermare che ciò che andrà in scena nella città veneta sarà l’espressione di un progetto internazionale che intende minare e limitare le libertà per affermare che l’unica famiglia possibile è quella costituita da un uomo e da una donna e che non prevede le numerose altre forme di relazione che oggi la nostra società esprime».

Le famiglie Arcobaleno, i movimenti LGBT*QI+, le femministe e le transfemministe di Non Una Di Meno insieme ad altri movimenti italiani e internazionali occuperanno con determinazione la città uniti su un principio: «Dietro l’appello alla famiglia naturale c’è la violenza – si legge sulla chiamata a scendere in piazza – l’eterosessualità obbligatoria contro la libertà sessuale delle donne e delle soggettività LGBT*QI+ che rifiutano di riconoscersi nelle identità prescritte e nei ruoli sociali imposti. In questo momento sono sotto attacco tutti i diritti conquistati: il divorzio, l’aborto e la riforma del diritto di famiglia. Siamo la marea femminista, transfemminista, antirazzista e antifascista che inonderà Verona ».

«Il Patrocinio – continua Gibelli – solitamente viene concesso per iniziative di rilievo culturale, sociale o scientifico, caratteristiche che sicuramente non si possono attribuire a questa che invece possiamo definire oscurantista, omofoba e contraria ai diritti e alle libertà conquistate nel corso degli ultimi secoli. Per questo la questione del patrocinio è fondamentale, perché sostenere questo evento significa, da parte delle istituzioni, mette a rischio il lavoro di anni sul tema dei diritti, mette a rischio un futuro in cui ci siano più pace e più diritti per le donne e per le persone che subiscono ancora troppe discriminazioni, come quelle appartenenti alla comunità LGBTQI. E questo non è accettabile».

Simona Sirianni, Vanity Fair