In un lungo post, il fondatore di Facebook disegna il futuro dei social network: dalla condivisione pubblica alle comunicazioni private e criptate tra utenti
È una svolta di 180 gradi, quella annunciata da Mark Zuckerberg: se la prima era dei social network si basava sulla condivisione pubblica di aggiornamenti di stato, foto e messaggi, la seconda sarà incentrata sulle comunicazioni private e criptate tra utenti.
“I social network pubblici continueranno ad essere molto importanti nella vita delle persone – per connettersi con tutti quelli che conosci, scoprire nuove persone, idee e contenuti, e dare alle persone una voce più ampia. Le persone le trovano preziose ogni giorno, e ci sono ancora molti servizi utili da costruire su di loro. Ma ora, con tutti i modi in cui le persone vogliono anche interagire privatamente, c’è anche l’opportunità di costruire una piattaforma più semplice che si concentra prima di tutto sulla privacy”, ha scritto in un post.
La piattaforma, sulla quale circolano da tempo rumor e anticipazioni, integrerà tutti i servizi di chat di Zuckerberg: Messenger, Whatsapp, Instagram. Nel 2018, WhatsApp ha superato Facebook per numero di utenti mensili, secondo i rapporti di settore. così il fondatore del social network ha recentemente iniziato a sottolineare il numero di persone che usano almeno uno dei suoi prodotti una volta al mese – 2,7 miliardi di persone – piuttosto che i 2,3 miliardi di utenti mensili solo per Facebook. Gli utenti accedono alle applicazioni di messaggistica più frequentemente del nucleo del social network, la cui crescita è molto rallentata negli Stati Uniti e in Europa.
“Abbiamo intenzione di procedere nel modo in cui abbiamo sviluppato WhatsApp: concentrarci sul caso d’uso più fondamentale e privato – la messaggistica – per renderlo il più sicuro possibile, e poi costruire più modi per le persone di interagire su di esso, tra cui chiamate, video chat, gruppi, storie, aziende, pagamenti, commercio e, infine, una piattaforma per molti altri tipi di servizi privati”, si legge nel post di Zuckerberg, intitolato “Una visione dei social network basta sulla privacy”. I dettagli tecnici scarseggiano, nonostante le oltre 3500 parole, ma pare di poter ipotizzare un certo livello di interoperabilità tra le app, nel senso che i cambiamenti non solo renderebbero la messaggistica più privata, ma consentirebbero alle persone di inviare messaggi e comunicare tra loro attraverso le applicazioni di Menlo Park.
Zuckerberg immagina una sorta di “salotto digitale” dove le persone possono aspettarsi che le loro discussioni siano private, effimere e criptate da estranei. “Capisco che molti non credano che Facebook possa o voglia costruire questo tipo di piattaforma incentrata sulla privacy, perché francamente non abbiamo una forte reputazione per la creazione di servizi di protezione della privacy, e ci siamo storicamente concentrati su strumenti per una condivisione più aperta. Ma abbiamo ripetutamente dimostrato che possiamo evolvere per costruire i servizi che la gente vuole veramente, anche nella messaggistica privata e nelle storie”, prosegue.
Ma alla svolta non sembrano estranee considerazioni economiche. Il social network di Facebook è al momento il motore principale dei ricavi dell’azienda, grazie alla pubblicità, che di recente è arrivata anche su Messenger. Sono poi numerose le aziende che utilizzano Whatsapp per gestire il rapporto coi clienti. E i pagamenti via chat potrebbero aiutare infine Facebook a raggiungere un obiettivo finora lontano: guadagnare con le piattaforme di messaggistica.
La strada scelta da Zuckerberg non sembra facile: numerosi Paesi si oppongono anche alla crittografia, e potrebbero bloccare la nuova piattaforma, com’è successo con WhatsApp in India e Brasile, due dei maggiori mercati di Facebook. Al centro della questione le richieste dei governi di ottenere dati privati o conversazioni, alle quali nemmeno Menlo Park può accedere. WhatsApp ha adottato anni fa una cifratura end-to-end, mentre l’applicazione Messenger di Facebook non è criptata, e nemmeno la messaggistica di Instagram. E c’è il tema di dove vengono conservati i dati di Facebook: “Abbiamo scelto di non costruire data center in paesi che hanno una storia di violazione dei diritti umani come la privacy o la libertà di espressione”, scrive il Ceo di Facebook. Anche questo significherà precludersi alcuni mercati: “È un compromesso che siamo disposti a fare”.
I cambiamenti potrebbero anche rendere più difficile per Facebook individuare fake news e altri abusi della piattaforma aziendale, ma in compenso la percezione della gravità di questi temi diventerebbe minore, passando da problema globale a discussione su gruppi, chat, insieme di persone più limitati.
“Credo che dovremmo lavorare verso un mondo in cui le persone possano parlare privatamente e vivere liberamente sapendo che le loro informazioni saranno viste solo da chi vogliono vederle e non resteranno per sempre”, conclude Zuckerberg. Altre volte ha provato a ergersi a difensore della privacy, con risultati disastrosi: ora, dopo i proclami, dovrà fornire indicazioni concrete su quali dati verranno raccolti dalla nuova piattaforma e come saranno utilizzati per i profitti di Facebook.
Bruno Ruffilli, La Stampa