Istruzione e sostegno al non profit, più cultura e sostenibilità. Intesa Sanpaolo scommette in prospettiva pluriennale sulla crescita sociale, culturale e civile delle comunità in cui opera. E ribadisce da Milano, in un convegno organizzato dal gruppo sulle sfide future in Italia, la sua mission come interlocutore non solo dei mercati ma della società, si tratti di incentivare lo sviluppo del patrimonio artistico italiano, del terzo settore, del sostegno alla povertà o di economia circolare.
«L’impegno sociale e culturale è al centro del nostro piano di impresa», ha detto ieri aprendo i lavori Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. «I mercati chiedono che le società abbiamo piani non solo finanziari, come dimostra la lettera di qualche giorno fa di BlackRock: ci spinge a perseguire negli obiettivi di sostenibilità a lungo termine. Il compito di una banca non è solo tutelare il risparmio ma abbracciare grandi progetti, come lotta al cambiamento climatico. E questo vale anche per la società: quando il malessere diventa diffuso occorre intervenire».
A un anno dal Piano di Impresa 2018-2021 presentato lo scorso anno, l’istituto bancario ha fatto il punto sui risultati raggiunti insieme ai protagonisti del mondo dell’economia, del terzo settore e della cultura, tra gli altri Rob Kapito, numero uno di BlackRock, Andrew Morlet, ceo Ellen MacArthur Foundation, Mona Mourshed, presidente e ceo di Generation, Marco Alverà, ceo di Snam, Vincenzo Boccia, numero uno di Confindustria, Gaetano Miccichè, presidente Banca Imi, Marco Magnifico, vicepresidente del Fai, Giuseppe Parma, d.g. Fondazione Banco Alimentare, Mariella Enoc, presidente Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Ferruccio de Bortoli, presidente di Vidas.
L’obiettivo filantropico di Intesa Sanpaolo si è concretizzato per il 2018 con accordi di collaborazione per progetti di solidarietà che hanno permesso di distribuire 3,3 milioni di pasti, 95 mila posti letto, 36 mila farmaci e 36 mila indumenti. In tema di sostenibilità il gruppo ha invece rinnovato per altri tre anni la collaborazione con la Ellen MacArthur Foundation stanziando un plafond fino a 5 miliardi di euro per progetti innovativi di pmi e grandi aziende ispirati ai principi dell’economia circolare.
Non manca un forte impegno a livello di occupazione giovanile. È stata infatti avviata ha avviato una collaborazione con Generation, l’iniziativa globale non profit di McKinsey & Company: l’obiettivo è formare 5 mila giovani nei prossimi 3 anni e accompagnarli nel mondo del lavoro con un approccio pragmatico, che mette in relazione la domanda di competenze.
Altro tema è quello dell’ampliamento dell’accesso al credito per studenti universitari, ricercatori, nuova imprenditoria. Il Fund for Impact, il fondo di impatto che destina 250 milioni di euro (lo 0,50% del patrimonio netto), nasce per garantire l’erogazione di prestiti per 1,25 miliardi di euro alle categorie con minore accesso al credito e comunque in zone più critiche come il Mezzogiorno. E ancora gli studenti universitari sono i destinatari della prima iniziativa in Italia del programma Impact di Intesa Sanpaolo: dal 25 febbraio 2019 partirà il prestito «per Merito», un finanziamento accessibile e senza garanzie rivolto a oltre 1,6 milioni di universitari.
Non meno centrale, infine, il tema della cultura, 50 milioni di euro investiti, dalle Gallerie d’Italia ai singoli progetti locali, dal Fai a Matera Capitale europea della cultura di cui è Intesa Sanpaolo è gold partner.
«Questi risultati dimostrano la forza della nostra banca non solo agli interlocutori finanziari», ha sottolineato Carlo Messina, ceo e consigliere delegato di Intesa Sanpaolo. «All’estero siamo una bandiera dell’Italia ma oltre la percezione comunicata stiamo lavorando sulle necessità reali del Paese, anche grazie al legame fortissimo con il territorio e con le nostre Fondazioni e grazie a best practice di governance e di processo».
A promuovere l’operato di Intesa anche il numero uno di BlackRock, gruppo azionista intorno al 5% della banca: «Intesa Sanpaolo è un modello di riferimento mondiale nell’ambito della sostenibilità e degli investimenti nel sociale e nella cultura», ha spiegato Kapito. «Questo grazie all’innovazione, all’abilità con cui è ricorsa alle tecnologie e con cui è stata capace di attrarre nuovi talenti. Oggi tutti gli indicatori ci dicono quanto sia importante questo argomento: tutte le aziende devono avere un “porpose”, uno scopo. Al World Economic Forum di Davos è stato sottolineato a più riprese. Il 57% delle aziende hanno il loro focus sulle politiche sostenibili, mentre il 63% dei millennial di tutto il mondo considerano sviluppare la società più che il profitto l’argomento più importante al giorno d’oggi».
Che le banche debbano leggersi in una nuova luce lo ha ribadito Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo alla chiusura dei lavori: «La banca è un’impresa “sui generis”», ha detto, «ma, come sin dall’inizio della mia attività ho sempre sostenuto, va considerata e concepita come un’impresa speciale anche sotto un altro profilo. Deve dimostrarsi capace di soddisfare le attese di progresso economico e civile della comunità in cui opera. E questa capacità di far crescere intorno a sé un’economia sostenibile identifica il “modo di fare banca” ed è requisito indispensabile per realizzare al meglio gli obiettivi aziendali».
Francesca Sottilaro, ItaliaOggi