Al Senato gli scritti post mortem di Andreotti: «Mai avuto a che fare con la mafia e non c’entro con il caso Pecorelli»

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Se non è stata una beatificazione è qualcosa che si è avvicinata molto. La figura di Giulio Andreotti tratteggiata nel libro della Lev – I miei santi in paradiso – e che racconta, attraverso documenti inediti, l’amicizia dell’ex leader democristiano con le figure chiave del cattolicesimo del Novecento (De Gasperi, Madre Teresa, Mazzolari, La Pira, don Sturzo, don Gnocchi, don Zeno Saltini) è stata al centro di una appassionata presentazione nella sala Zuccari, al Senato, dove Andreotti ha avuto per anni l’ufficio. C’erano tanti cardinali e prelati e anche l’ex capo della polizia, Gianni De Gennaro. Alla fine, Padre Leonardo Sapienza – il curatore del volume assieme a Roberto Rotondo – ha preso la parola per ultimo rivelando che Andreotti prima di morire scrisse tre bellissime lettere ai familiari con la volontà che fossero aperte solo post mortem. Cosa che avvenne puntualmente senza che fossero mai divulgate prima.

«Nella mia azione politica ho fatto qualche sgambetto e ho nutrito ambizioni» scriveva negli ultimi giorni di vita Andreotti, implorando i familiari, la moglie, i figli e i nipiti a non nutrire mai sentimenti di rancore o vendetta. «Non ho mai avuto a che fare con la mafia e con l’omicidio Pecorelli e ora che sto per partire desidero andarmene dicendovi che la mafia la ho combattuta con atti pubblici». Aggiungeva che i giudici, con il tempo, avranno il compito di appurare questo aspetto e che ignorava chi fosse dietro a le calunnie. «Forse questi anni di sofferenze e calunnie servono a bilanciare un corso di vita tutto favorevole, sarebbe ingiusto avere lo stesso premio eterno dei poveri che affollano le chiese e chiedono aiuto che non sempre possiamo dare loro. Sono sereno e non porto rancore nei confronti di chi muove questa macchina calunniosa».

L’incontro al Senato si è aperto con un intervento di Angelo Chiorazzo, fondatore della cooperativa Auxilium. «Ricordarlo qui non è nostalgia del passato, ma non si può costruire il futuro della nostra società senza la memoria» ha detto ricordando che la libertà di cui godiamo «la si deve a figure come De Gasperi e Andreotti». Un giudizio che è stato condiviso dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e da Gianni Letta che, chiudendo, si è lasciato andare ad una invocazione: “Che oggi la Madonna aiuti qualcuno a guarire l’Italia e l’Europa».

Franca Giansoldati, Il Messaggero