Dal primo gennaio i Comuni dovrebbero emettere solo documenti elettronici ma molti, tra cui anche grossi centri, sono in ritardo. altri hanno tempi di attesa di mesi, contro i sei giorni previsti dalle norme
La carta di identità elettronica (Cie) dal primo gennaio è la carta d’identità ufficiale in Italia. Ma i Comuni si sono trovati impreparati di fronte a questa rivoluzione. Così 450 di loro ancora non la rilasciano al cittadino – tra cui anche centri importanti come Palermo, secondo dati del ministero al 31 dicembre. Altri sono sempre stati in affanno sui tempi di consegna: caso eclatante Roma, che fino a pochi mesi fa obbligava ad attese di tre-quattro mesi, scesi adesso a 70 giorni. Meglio a Milano che fa attendere poco più di un mese. Peccato che la normativa imponesse tempi di sei giorni per l’ottenimento, come indicato anche sul sito del ministero . Qui si legge anche che “il progetto “Carta di identità elettronica” sarà attivato in tutti i Comuni d’Italia entro il 2018”. Dal primo gennaio tutti i Comuni avrebbero infatti dovuto smettere di dare carte di identità cartacee e fornire solo quelle elettroniche. Con poche eccezioni previste dalla norma: il cittadino può ancora richiedere la vecchia carta d’identità in caso di urgenza (per esempio se deve viaggiare con quel documento). Una conferma che bisogna accelerare c’è anche in Legge di Bilancio 2019 (appena approvata). Qui un emendamento del ministero dell’Interno affida anche a Poste Italiane la gestione del servizio, nella speranza di rendere più efficiente il tutto. E sono tanti i problemi della Cie, a quanto è possibile appurare se si tenta di chiederne una. Le lungaggini sono il problema più diffuso. E cominciano già dalla fase di richiesta: ancora non tutti i cittadini sanno che da luglio 2018 va fatta solo online e quindi si presentano invano allo sportello. Sembra che non sia stata comunicata bene la nuova procedura. Non solo: pochi sanno anche che sono diversi i siti dove richiedere la Cie. C’è principalmente quello del ministero: agendacie.interno.gov.it. Ma alcuni Comuni, come Milano, lo fanno fare solo dal proprio sito. E il cittadino che va su Agendacie, in quel caso, si troverebbe senza possibilità di attivare la carta e nessuna spiegazione (non gli viene detto insomma che dovrebbe andare sul sito del Comune). Del resto, lo stesso Agendacie è poco fruibile: non si trova un pulsante con su scritto “richiedi la Cie” (come ci si aspetterebbe), ma bisogna cliccare su una microscopica lente di ingrandimento per procedere. E poi sfogliare un calendario online a caccia della prima data utile per ottenere la carta. Già, perché comunque bisogna andare in una sede del Comune per completare la pratica. Dopo tempi di attesa che variano moltissimo a seconda del Comune e – nel caso di Roma – anche del municipio. La causa, secondo esperti e soggetti interessati, è nell’organizzazione inefficiente che c’è stata dietro tutto il progetto Cie. In particolare, è stato sottovaluto la quantità di postazioni e personale necessario al servizio. Dalla Citta di Roma spiegano che all’inizio hanno scontato la carenza di postazioni assegnate loro dallo Stato per erogare la Cie (serve un terminale ad hoc) e dal limitato numero di personale disponibile nell’ente. Emettere la Cie richiede più tempo di gestione, rispetto a quella cartacea (rispetto alla quale è molto più sicura, contro il rischio di contraffazione, e più resistente). Roma – spiegano – è inoltre dovuta passare da un accordo sindacale per aumentare l’impiego di personale addetto alla Cie. “Così abbiamo ridotto i tempi di attesa a 70 giorni in media, con un minimo di 30 in alcuni municipi – spiega l’assessora a Roma Semplice Flavia Marzano. Ancora troppo, ma in un miglioramento costante che ci aspettiamo abbia un’accelerazione nei prossimi mesi, quando avremo a disposizione le 145 postazioni concordate con il Ministero dell’Interno, sarà completato l’inserimento dei 41 istruttori amministrativi assunti a fine settembre 2018 e la nuova versione di AgendaCIE consentirà una riduzione dei tempi di erogazione allo sportello. L’obiettivo è di avere dei tempi di attesa inferiori ai 30 giorni su tutte le sedi già nel corso del 2019”. L’assessore di Milano Roberta Cocco, alla trasformazione digitale e servizi civici, spiega che pure loro si sono accorti all’inizio che le postazioni fornite dal ministero erano insufficienti e ne hanno dovute chiedere ulteriori: ora ne hanno 68 e ne attendono altre 10. Hanno riorganizzato il lavoro del personale disponibile per ottimizzare i tempi: “Gli sportellisti dedicati ai servizi anagrafici sono 150: le postazioni lavorano con un appuntamento ogni 20 minuti su 15 sedi distribuite sul territorio con prelazione, nei momenti di particolare afflusso agli sportelli, rispetto agli altri servizi, in considerazione delle alternative offerte online ai cittadini, attraverso il portale del Comune (certificati, pratiche di residenza, pass sosta)”, spiega Cocco. Non è finita, l’ultima sorpresa negativa arriva al momento del conto. La Cie ha costi variabili da Comune a Comune, com’è possibile verificare con una ricerca sui rispettivi siti. “Il che non sarebbe corretto, perché la norma parla chiaro: il costo deve essere di 22,21 euro, che alcuni Comuni possono arrotondare in difetto a 22 euro”, dice Patrizia Saggini, avvocato esperto del tema. “Ma alcuni arrotondano, illegittimamente, a 22,50. Altri invece si inventano costi di segreteria doppi nel caso in cui il cittadino chiede la Cie dopo aver smarrito o deteriorato il precedente documento e così si arriva a sfiorare i 28 euro. Ma è frutto di un’interpretazione errata di una vecchia norma sulla carta d’identità”, aggiunge.
Alessandro Longo, La Repubblica