La bella regina della canzone che osò sfidare anche il beat
Donna semplice, era un’artista completa e dotata di raffinata espressività. Trionfò nelle prime edizioni del festival di Sanremo, dove riuscì a conquistare un intero podio
(di Cesare Lanza per LaVerità) I miei ricordi sono nitidi, anche se risalgono a quasi settant’anni fa. Era il 1951, avevo nove anni. La televisione sarebbe arrivata solo tre anni dopo. Nella nostra casetta di Genova, il passatempo dominante era la radio. Spesso ci riunivamo nella mia camera, per ascoltare i programmi. Mio padre era scettico e critico su tutto e tutti. Solo mia madre, con qualche impulso di ribellione, osava opporsi. E questo successe in quella remota sera del 1951. La radio proponeva un’assoluta novità: il festival della canzone, da Sanremo, destinato a diventare in pochi anni l’evento più importante nel mondo dello spettacolo italiano. Mia madre puntò il dito verso il viso scavato di mio padre e l’enorme naso che ricordavano a tutti certe sembianze di Eduardo De Filippo: «Ma la senti quant’è brava? È una vera artista! Lo capisci o no?» Mio padre, per una volta, inarcò il sopracciglio senza successo. «Anche un bambino lo capisce!», prosegui mia madre con enfasi. «Chiedi a Cesarino, se non credi a me!» Cesarino ero io. Mio padre abbozzò e non mi chiese nulla. Mia madre continuò con elogi illimitati. Mi sentivo coinvolto da lei, amante della musica, e dal suo entusiasmo. E quella straordinaria cantante si chiamava Nilla Pizzi. «Mi considero nata nel 1951 con il primo festival della canzone italiana a Sanremo», ha detto Nilla una volta. «Infatti, anche se gli ascoltatori della radio mi conoscevano già da tempo e avevo avuto successo, fu proprio la manifestazione sanremese con la canzone Grazie dei fiori a farmi ricordare nel tempo». È stata una donna semplice, realista, concreta. «Il mio unico obiettivo era uscire dal paese e cantare, cantare ovunque ci fosse un pubblico pronto ad ascoltarmi… La mia voce era bella, sensuale e i miei idoli si chiamavano Oscar Carboni, Nella Colombo, Dea Garbacelo, Jone Caciagli, Lina Termini ed Elsa Peirone. Avevo una radio e, chiusa nella mia camera, passavo ore e ore ad ascoltare quelle cantanti già affermate come se fossero delle maestre per me».
La prima volta sul palco, i primi successi: «Mi ritrovai sul palco a 16 anni. Gli applausi scroscianti che salutarono il mio debutto fecero uscire Nilla Pizzi dal totale anonimato. Ben presto gli impresari della zona cominciarono a propormi serate e spettacoli anche per le forze armate. Durante uno di questi conobbi Gianni Ravera, che poi divenne il patron del festival di Sanremo.» Ed ecco la svolta: «Mia cugina Lalla aveva letto che l’Eiar, l’ente italiano per le audizioni radiofoniche, indiceva un concorso per voci nuove di musica leggera. Lalla mi rubò una foto e inviò la domanda di partecipazione a mio nome. Arrivò la convocazione dell’Eiar… e la comunicazione che sarei stata ascoltata dalla Commissione che avrebbe dovuto assumermi come cantante fissa dell’Eiar… Mi ritrovai in un grande salone dove sedevano dei signori molto seri… notai subito che i signori mi stavano osservando in quel certo modo che una donna sa sempre riconoscere. Quando cominciai a cantare, però, li conquistai artisticamente perché mi ascoltarono assorti, senza dire una parola». Fino all’indimenticabile esordio a Sanremo: «Si stava avvicinando la grande avventura… I fiori magnifici che trovai al mio arrivo accolsero una donna nuova, libera… Mi risentivo bella, giovane ed elegante. Mi schiarii i capelli e pian piano iniziai a diventare una raffinata signora. Avevo imparato che nulla si improvvisa, con la maturazione dello spirito diventai la Nilla Pizzi conosciuta dovunque trasformandomi anche nel fisico. Fu così che mi presentai al primo festival della Rai a Sanremo… Vinsi il primo premio con Grazie dei Fiori e il secondo con La Luna si veste d’argento, in coppia con Achille Togliani… La vita mi stava dando tutto e mi dette ancora di più l’anno seguente perché al Festival di Sanremo vinsi addirittura il primo, il secondo e il terzo premio con le canzoni Vola Colomba, Papaveri e Papere e Una donna prega. Ero richiesta da tutte le parti, la stampa mi aveva definita la regina della canzone italiana». Altri ricordi riguardano il cinema: «Mi aveva sempre affascinata, la mia seconda passione era la recitazione e qualche esperienza l’avevo già avuta interpretando piccoli ruoli, ma soprattutto prestando la mia voce ad attrici come Eleonora Rossi Drago, Carla del Poggio, Yvonne Sanson e Silvana Pampanini… Il film propostomi era Ci vediamo in Galleria e vi recitavano attori come Carlo Dapporto e una quasi esordiente Sophia Loren». Un’altra grande affermazione fu la scoperta dell’America. Era adorata dagli italiani: «A metà degli anni Cinquanta venni contattata per compiere una lunga tournée tra il Canada e New York, Paesi in cui tanti nostri connazionali erano emigrati per trovare lavoro e poter dare un futuro alle loro famiglie. Dopo un momento di esitazione accettai con entusiasmo. La tournée durò tre mesi».
I giornali scrissero che Nilla Pizzi era «la più grande cantante itaìiana». Dopo settantanni, penso la stessa cosa. E se non credete a me, eccovi altre testimonianze. Giuseppe Vicinelli ricorda: «Sono passati alcuni anni dalla sua scomparsa, nel 2011, e il vuoto lasciato dalla “regina” è ancora percettibile. Anche a Sant’Agata Bolognese, paese di origine di Nilla, dove l’eco della sua voce, lieve e soave, pare ancora riecheggiare nell’aria. Memorabili sono divenute alcune sue canzoni che l’hanno resa celebre come cantante, anche se lei è stata molto di più: un’artista completa e dotata di raffinata espressività artistica. Diverso materiale è rimasto infatti a ricordo, e a testimonianza, di come abbia saputo farsi strada in diversi ambiti dello spettacolo: concorsi canori, cinema, teatro, apparizioni televisive, tournée musicali… Mossa sin da piccola da una grande passione per la musica, Nilla Pizzi ha vissuto accanto ad altri attori famosi e lavorato intensamente ricercando infiniti modi per sprigionare la propria personalità in campo artistico. Nella vita, come nella carriera professionale, ha saputo adattarsi alle situazioni e reinventarsi senza mai perdere credibilità, e anzi riuscendo a diventare lei stessa icona di un’epoca. Ne scaturisce il ritratto di una donna appassionata del proprio lavoro e amante della vita, determinata ed elegante. E il suo pubblico, sparso in diversi Paesi del mondo, ne è rimasto affascinato. Molti infatti l’hanno considerata una pioniera dello spettacolo. Va ricordata per la sua autenticità: una donna unica nel suo genere, che si è misurata e ha sperimentato diversi generi, riempiendo la scena artistica con versatilità ». Soprattutto, si deve credere a Mina – considerata oggi la più grande cantante italiana d’ogni tempo – che a Nilla Pizzi si è ispirata per migliorare la tecnica vocale: «Ascoltarti è sempre stato un po’ come andare a scuola da una maestra estremamente intelligente, di quelle che insegnano con l’esempio senza volersi imporre a tutti i costi… Tutti abbiamo imparato qualcosa dalla tua voce, anche se non vogliamo ammetterlo. Tu sei stata preservata da tutte le classificazioni e le titolature a cui siamo state costrette noi cantanti del periodo successivo al tuo. Per definirci sono stati scomodati animali da aggressione, come le pantere, le aquile e le tigri. Di te, invece, la regina, non si è mai immaginato che fossi un animale. Bastava chiamarti Nillapizzi, così, per esteso, come se fosse un soprannome più efficace di ogni metafora. Oggi», è sempre Mina che parla, «sento in giro una certa spocchia, un atteggiamento da puzza sotto il naso da parte di chi non ammette la tua bravura e non ti considera un pilastro della nostra canzone. Ti hanno ridotta al rango di cantante buona solo per i revival antidiluviani o per gli italiani all’estero, che necessitano di facili emozioni nazionalpopolari. Hai vissuto la disgrazia di essere troppo popolare per essere considerata anche brava… Non preoccuparti, c’è chi sa che cosa sei e ti ama. Io, per quanto possa valere, alzo la mia piccola voce per onorarti in questo momento così importante della tua vita di donna e di cantante e ti mando idealmente un abbraccio, un grande mazzo di fiori».
Nilla Pizzi era nata a Sant’Agata Bolognese il 16 aprile 1919 e morì a Milano il 12 marzo 2011. Il suo vero nome è Adionilla Pizzi. Figlia di Angelo, un agricoltore che curava anche la manutenzione stradale per conto del Comune, e di Maria, sarta a domicilio. Come le due sorelle minori, Liliana e Denisa, Adionilla, dopo la scuola fu avviata al lavoro. Nella sua carriera ha partecipato sette volte al festival di Sanremo, complessivamente con 31 brani, e altre due volte come ospite e una come presentatrice. Due primi posti, quattro secondi posti, due terzi posti, un intero podio, e due premi alla carriera. Nel 1952 nasce anche il festival di Napoli, che la Pizzi vince con Desiderio ‘e Sole. Nel 1953 è nuovamente a Sanremo: si piazza seconda con Campanaro, cantata in coppia con Teddy Reno. Vince il festival di Velletri nel 1957 con Dicembre m’ha portato una canzone, in coppia con Nunzio Gallo. Il 1958 la scena musicale italiana è monopolizzata da Domenico Modugno, Nilla Pizzi è l’unica artista che riesca ad insidiare il suo trionfo: a Sanremo arriva seconda e terza, rispettivamente con L’Edera e Amare un altro, ripetute da Tonina Torrielli e da Gino Latilla. Nel 1959 vince Canzonissima con L’Edera, il festival di Barcellona con Binario, in coppia con Claudio Villa, il premio della critica del festival di Sanremo con Adorami, e riesce anche a piazzarsi terza al festival di Napoli con Vieneme ‘nzuonno, in tandem con Sergio Bruni. Torna a Sanremo nel 1960 in finale con il brano Colpevole, in coppia con Tonina Torrielli. Negli anni Sessanta le nuove tendenze musicali, l’avvento dei cosiddetti urlatori e del fenomeno beat, la mettono in ombra. Apre un night (chiamato Portofino in omaggio a Fred Buscagliene) per miliardari ad Acapulco, in società con Caterina Valente: a cena si vedono di frequente Frank Sinatra, Curd Jurgens, Sammy Davis jr, le star di Hollywood. Si presenta nel 1962 al primo Cantagiro italiano con Un Mondo per noi. Tra i partecipanti, il suo caro amico Luciano Tajoli, Adriano Celentano, Claudio Villa, Nunzio Gallo, Tonina Torrielli, Miranda Martino. Nel 1981 è ancora a Sanremo, ma come presentatrice. Negli anni Novanta è ospite di molti programmi televisivi, con tournée in tutto il mondo. Nel 2001 sorprende la riedizione di Grazie dei fiori in versione rap, assieme alla boyband 2080. Infine, i grandi amori. Si era sposata nel 1940 con Guido Pizzi: ma si lasciarono quasi subito. Poi con il maestro Cinico Angelini una famosa e passionale storia d’amore. A seguire, Luciano Benevene. E il travagliato rapporto con Gino Latilla, che tentò il suicidio dopo essere stato lasciato. Era una vera femmina, avvenente e seduttiva: il regime fascista considerava la sua voce troppo sensuale, perciò Nilla venne bandita a lungo dalle frequenze radiofoniche.