Dalle riunioni sul tema sarebbero stati esclusi gli specialisti (tecnici e legali) che si occupano di privacy e sicurezza. I dirigenti sarebbero stati così cauti che, almeno all’inizio, le informazioni venivano trasferite solo in forma verbale. Mentre erano vietate mail e appunti durante le riunioni. Alcuni dipendenti coinvolti sarebbero stati anche minacciati: se avessero parlato, avrebbero perso il posto. La più grande paura dei dirigenti – ha spiegato una delle fonti – non era tanto far sapere di Dragonfly all’esterno. Il principale timore riguardava i possibili freni imposti da una eventuale opposizione interna”. I primi passi del motore di ricerca risalirebbero al 2016. A discuterne è un piccolissimo gruppo di dirigenti, tra i quali il ceo Sundar Pichai. Solo all’inizio del 2017 Dragonfly è stato reso noto a un team più allargato di sviluppatori e ingegneri. E solo ad agosto, quando The Intercept ne rivela l’esistenza, vengono a saperlo gli altri dipendenti di Mountain View.
L’opposizione interna, però, da allora si è fatta più consistente. Prima si è parlato di una fronda interna, timorosa di esporsi. Poi è arrivata una lettera aperta di oltre 300 lavoratori che chiedono l’abolizione di Dragonfly. Oggi è emersa la notizia che i dipendenti avrebbero già raccolto 200.000 dollari in un fondo: sarebbero riservati a chi decidesse di scioperare per compensare la paga persa.
La Stampa