Ancora non si sa cosa succederà alla Gran Bretagna alla fine di marzo, quando teoricamente dovrebbe scattare ufficialmente il divorzio dall’Ue. Ci sarà un accordo per definire i termini della separazione, oppure sarà una hard Brexit. O ancora, il Regno Unito farà retromarcia sconfessando l’esito del referendum indetto da David Cameron per tornare alle urne e magari decidere di restare nell’Unione. Grande è la confusione sui cieli britannici, con riflessi sull’economia e sull’appetibilità del mercato Uk.
Si vede infatti qulache scricchiolio nel gradimento dei lavori in Gran Bretagna da parte delle persone che vengono da altri Paesi. Una dinamica che per ora interessa soltanto in parte gli italiani, che infatti tengono duro e continuano a ricercare occupazione oltre la Manica.
I dati sono stati messi in fila da Indeed, il sito di chi cerca e offre lavoro. “Rispetto al 2015, le candidature per posizioni basate nel Regno Unito provenienti da oltre confine sono diminuite del 14%. Il calo – iniziato in concomitanza con la perdita di valutazione della sterlina – è stato acuito dalle paure legate alla Brexit”, si legge in un’analisi del portale. “Parlare di un Brexodus può essere prematuro, ma dopo un decennio in cui il Regno Unito ha potuto contare su un effetto “calamita” per i lavoratori europei, l’interesse si è indebolito”, ha commentato Pawel Adrjan, economista di Indeed. “I timori legati alla Brexit, la perdita di potere d’acquisto della sterlina e lo sviluppo di altri mercati del lavoro più attrattivi fanno sì che molte persone cerchino lavoro altrove. Manca ancora tempo alla Brexit, ma il flusso di lavoratori europei su cui la Gran Bretagna ha fatto affidamento finora ha già subito un forte colpo di arresto”.
Se l’economia britannica dovesse andare a corto di manodopera straniera, edilizia e sanità sono i settori che ne risentirebbero maggiormente. Negli ospedali britannici, ad esempio, 1 dottore su 10 proviene da uno stato europeo e, allo stesso modo, il 10% della forza lavoro nell’edilizia è cittadino Ue. “Negli ultimi tre anni, la quota di candidati europei in cerca di lavoro nel Regno Unito afferente all’area sanità su Indeed è diminuita di un quinto (-21%). Quasi dimezzata, invece, la percentuale di chi è in cerca di un lavoro nel settore delle costruzioni”, ha rilevato ancora il portale.
Non per tutti è scoppiato il disamore verso la Gran Bretagna. La fine del magnetismo di Londra e dintorni è particolarmente evidente per gli irlandesi (con ricerche in calo del 44%) e polacchi (in calo del 26%), mentre tiene l’interesse da parte di spagnoli, francesi e anche da parte degli italiani. Tuttavia, il Regno Unito è meno attrattivo di una volta anche per noi: “A fronte di un incremento di un terzo delle ricerche di lavoro all’estero da parte degli italiani tra il 2015 e il 2018, l’interesse per la Gran Bretagna è diminuito. Rispetto all’anno scorso, infatti, gli Stati Uniti hanno soppiantato il Regno Unito sul podio della classifica delle destinazioni di lavoro maggiormente appetibili per gli italiani”. Nel complesso, infatti, tra il 2015 e il 2018 le ricerche di lavoro all’estero da parte di persone basate in Italia sono aumentate di circa un terzo, passando dal 4% al 5,3% di tutte le ricerche effettuate sul dominio italiano di Indeed. E in questo trend di crescita, è scesa l’importanza del Regno Unito, passato dal rappresentare il 23,8% di tutte le ricerche di lavoro all’estero al 20,7%.
“C’è anche chi, presumibilmente, vuole tornare a casa. Negli ultimi tre anni, le ricerche di lavoro in Italia da parte di persone basate nel Regno Unito sono aumentate del 16%. Con un picco nei primi mesi del 2016. Forse per via dell’avvicinarsi del referendum”.
Repubblica.it