La procura generale aveva chiesto una condanna di 9 anni per riciclaggio contro Lucia Aleotti e Giovanni Aleotti, figli del patron scomparso nel 2014
La corte di appello di Firenze, riformando la sentenza di primo grado, ha assolto i fratelli Lucia Aleotti e Giovanni Aleotti, figli del patron Alberto Aleotti nel processo Menarini dove erano imputati di riciclaggio. Dissequestrati tutti i beni. La procura generale aveva chiesto una condanna di 9 anni per riciclaggio e per truffa ai danni dello Stato (assolti in primo grado) contro Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti, figli del patron della multinazionale farmaceutica Sergio Aleotti deceduto nel 2014, e a 2 anni e 8 mesi per Massimiliana Landini, vedova di Aleotti e madre degli altri due imputati. La corte di appello di Firenze ha disposto anche la restituzione agli Aleotti di tutte le somme sequestrate a fini di confisca nell’inchiesta: furono all’inizio 1,2 miliardi di euro di cui oggi, chiuse tutte le pendenze tributarie, residuavano circa 700 milioni di euro.
Le assoluzioni
Lucia Aleotti è stata assolta dalla corte di appello di Firenze «per non aver commesso il fatto» rispetto all’accusa di riciclaggio delle somme di denaro provenienti da dichiarazioni fraudolente ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, nonché dall’aver strumentalmente costituito e patrimonializzato, a fini di riciclaggio, le fondazioni Nipote e Nipote bis. Inoltre sempre Lucia Aleotti è stata assolta «perché il fatto non sussiste» riguardo all’adesione allo scudo fiscale, per il riciclaggio, tramite le stesse fondazioni. Il fratello Giovanni Alberto Aleotti è stato assolto dall’accusa di riciclaggio«perché il fatto non sussiste» anche rispetto all’accusa di aver concorso in reati presupposti di evasione fiscale. Assolto, come la sorella, dall’accusa di aver costituito le fondazioni Nipote e Nipote bis a fini di riciclaggio, così come per l’accusa di aver usato lo scudo fiscale come strumento di riciclaggio. La corte di appello ha rigettato il ricorso dei pm in merito all’accusa di riciclaggio di denaro provento di truffa continuata e gli appelli delle parti civili.
In primo grado
In primo grado (nel 2016) Lucia Aleotti era stata condannata a dieci anni e sei mesi, a sette anni e sei mesi il fratello Giovanni, vicepresidente, accusato di riciclaggio. Cadde invece l’accusa di evasione fiscale e tutti gli altri imputati furono assolti. Vennero confiscati beni per un miliardo e 200 milioni.
L’avvocato: «Vittoria piena»
«Vittoria piena, assoluzioni integrali. Sono state accolte in pieno le richieste difensive». Così l’avvocato Alessandro Traversi, difensore degli Aleotti nel processo Menarini insieme a Franco Coppi e Roberto Cordeiro Guerra, commenta la sentenza della corte di appello di Firenze. «Per Lucia Aleotti doppia formula di assoluzione – dice Traversi dopo la lettura del dispositivo – per alcuni episodi per non avere commesso il fatto, come peraltro come avevamo chiesto noi, per altri episodi perché i fatti contestati non sussistono, quindi la formula più ampia». «Il fratello Giovanni Alberto – prosegue Traversi – è stato dichiarato non punibile per concorso nel reato presupposto fiscale, quindi è un’assoluzione anche per lui». Lucia Aleotti e Giovanni Alberto Aleotti hanno seguito tutte le udienze dell’appello e anche stamani alla riapertura del processo erano presenti, poi però hanno deciso di non essere presenti alla lettura della sentenza. «L’emozione era grossa e hanno preferito così, li abbiamo avvisati via cellulare», ha detto il difensore. Poi l’avvocato Traversi si concede una citazione dal centenario della vittoria nella Prima Guerra Mondiale: «I nostri avversari dialettici risalgono le valli dalle quali erano discesi con orgogliosa sicurezza».
La dichiarazione
«Siamo felici di questa decisione della Corte d’Appello di Firenze che ha assolto Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti rispetto a tutti i capi d’imputazione. Sono trascorsi moltissimi anni dall’inizio di questa dolorosa vicenda, ma finalmente il Giudice ha riconosciuto l’estraneità degli azionisti di Menarini dai fatti per cui erano accusati ingiustamente. Ora Lucia e Alberto Giovanni Aleotti potranno continuare a dedicarsi alla crescita del Gruppo Menarini che conta più di 17.000 dipendenti e che, sebbene non sia stato coinvolto direttamente nel processo, ha subito certamente contraccolpi e gravi danni d’immagine, anche a livello internazionale, a causa di questa inchiesta».
Valentina Marotta, Corriere.it