Dopo le scuse del presidente Tim Baxter per l’esplosione di alcuni esemplari di Galaxy, adesso la Samsung si scusa anche pubblicamente con i propri dipendenti che si sono ammalati di cancro. «Ci scusiamo pubblicamente con i lavoratori che hanno sofferto e con le loro famiglie«, ha detto il copresidente dell’azienda Kim Ki-Nam. «Non siamo riusciti a gestire correttamente i rischi per la salute nelle nostre fabbriche di semiconduttori e LCD». Secondo le accuse, 320 persone si sono ammalate (malattie rare, aborti e malattie congenite sofferte dai figli dei lavoratori) dopo essere state assunte da Samsung Electronics, e 118 tra queste sono morte: in base ad un accordo annunciato all’inizio del mese, l’azienda pagherà un risarcimento fino a 150 milioni di won (133 mila dollari) per caso.
Lo scandalo è emerso nel 2007, quando ex operai delle fabbriche di Suwon, a sud di Seoul, e le loro famiglie, hanno denunciato diverse forme di cancro legate alle condizioni di lavoro. Ci sono voluti dieci anni, l’intervento dell’Agenzia statale per il benessere del lavoro di Seoul, un comitato di mediazione e un’inchiesta del Washington Post per arrivare ad un accordo e alle scuse ufficiali dell’azienda. Il leader dei familiari, Hwang Sang-gi, che ha perso una figlia di appena 22 anni di leucemia nel 2007, ha detto ai giornalisti di essere contento di poter mantenere le promesse fatte. Ma ha sottolineato: «Le scuse non sono sufficienti per le famiglie delle vittime, perché non posso dimenticare il dolore che lei e la nostra famiglia hanno dovuto affrontare: ma le accetteremo».
Samsung Electronics è il più grande produttore di chip nel mondo e la punta di diamante del gruppo Samsung, che ha giocato un ruolo chiave nell’ascesa della Corea come undicesima potenza mondiale. Ma il gruppo ha anche affrontato accuse di oscure connessioni politiche. Il suo leader di fatto, Lee Jae-Yong, è stato dichiarato colpevole di aver corrotto l’ex presidente Park Geun-hye, condannata con l’accusa di aver ricevuto diversi milioni di euro da importanti manager di società sudcoreane.
Valentina Santarpia, Corriere.it