In una sentenza nega la ricusazione di un giudice solo perché questi è in collegamento sul social con un avvocato coinvolto da una causa: “Il rapporto sulla piattaforma spazia dalla massima intimità alla completa e virtuale estraneità reciproca”
Gli amici di Facebook sono davvero amici? Dipende. Secondo la Corte suprema della Florida, per esempio, la risposta è un secco no. Di conseguenza, anche se un giudice e un avvocato sono in collegamento sul social blu non significa che il primo non possa presiedere la corte che vede il secondo coinvolto nella difesa di un proprio cliente. Insomma, non ci sarebbe incompatibilità né il rischio di chissà quale vicinanza fra le due persone se anche queste sono “amiche su Facebook”.
In una decisione dello scorso 15 novembre la Suprema corte dello Stato americano ha affrontato un ricorso rispetto a un caso in cui una delle parti sosteneva la ricusazione del giudice a causa dell’amicizia su Facebook con l’avvocato della controparte. C’è di più: se il social di Mark Zuckerberg non c’entra nulla, in fondo anche le amicizie tradizionali, quelle fuori dal display dello smartphone o dallo schermo del pc, non costituirebbero necessariamente un motivo di dubbio e pregiudizio, o di favore dell’amico nei confronti dell’avvocato coinvolto nella causa. Questo perché la natura del rapporto amicale è “indeterminata”.
Un vero amico, ha scritto il giudice Charles Canady, “è una persona attaccata a un’altra da sentimenti di affetto o stima”. Al contrario, un amico di Facebook “è una persona collegata per via digitale a un’altra solo in funzione del loro legame sul social network”. Insomma, come molti sanno anche sulla propria pelle, si finisce per collegarsi sulla piattaforma per mille ragioni e non è detto che in ogni caso vi siano delle motivazioni valide alla base di quella richiesta o della risposta positiva. Un’amicizia su Facebook, ha aggiunto il giudice, “non segnala in modo obiettivo l’esistenza di quell’affetto e quella stima coinvolti nei rapporti tradizionali”.
Infine, citando precedenti sentenze, il giudice ha osservato che si possono avere migliaia di amici di Facebook e spesso non siamo in grado di indicare con precisione chi ci sia nella schiera degli amici digitali. Come se non bastasse, gli amici sul social sono spesso suggeriti dagli algoritmi e dunque non sono frutto di interazioni dirette. Insomma, oggi l’amicizia su Facebook è qualcosa di molto più ampio e diverso dell’amicizia tradizionale: se quest’ultima, spiega il giudice, varia da una profonda intimità a una frequentazione casuale, quella su Facebook spazia dalla massima intimità alla completa e virtuale estraneità reciproca.
Repubblica.it