Gli imprenditori italiani scommettono sull’Intelligenza artificiale, con il 52 per cento di loro che dicono di voler investire entro i prossimi tre anni. Per molti è anche una necessità, visto che si sale oltre il 70% di risposte favorevoli quando si parla di spese per la cybersecurity, ovvero per proteggersi da attacchi informatici sempre più frequenti.
In coda alla classifica degli investimenti tecnologici, da parte delle aziende medio-grandi, si trova quindi l’Internet delle Cose (37%).
Questo è quanto emerge dal Dell Technologies Digital Transformation Index (the DT Index), uno studio sviluppato in collaborazione con Intel basato su dati quantitativi di Vanson Bourne, che traccia un quadro complessivo dello stato dell’arte della trasformazione digitale in vari Paesi del mondo e traccia le difficoltà e le aspettative sul tema dei vari business leader globali.
L’urgenza di intervenire, presso il tessuto produttivo italiano, è alta: secondo la ricerca, in Italia attualmente solo il 10% della medie-grandi aziende viene considerato “leader digitale”. “Una dato basso, ma in rialzo rispetto al 2,0% rilevato nell’edizione del 2016”, dice lo studio. “Tuttavia, c’è un significativo ottimismo per il futuro: solo il 17% delle aziende italiane pensa che non riuscirà a soddisfare la domanda di clienti sempre più evoluti da qui a 5 anni”. Anche i manager
Appena il 18% dei manager intervistati ritiene che la propria azienda rimarrà indietro a causa dell’avanzare della trasformazione digitale. Eppure gli ostacoli non mancano: lo studio indica la mancanza di collaborazione e di cultura digitale all’interno forza-lavoro (28%), l’assenza di una strategia e di una visione digitale coerente (13%), un ambiente informatico frammentato (13%). Impedimenti che le aziende vogliono superare: la metà di esse dichiara di avere in corso azioni per ridurre il gap di competenze dei propri dipendenti sul tema della digitalizzazione.
Marco Fanizzi, VP & GM Enterprise Sales di Dell EMC Italia, dice che “IoT, Interlligenza Artificiale, robotica e automazione avranno un impatto sempre più determinante nel mondo del lavoro e porteranno cambiamenti favorevoli per il nostro Paese a forte vocazione artigianale, capacità creativa e manifattura di alta qualità”. E in futuro potrà giocare un ruolo il 5G, la cui gara è stata chiusa non senza polemiche dal Ministero dello Sviluppo Economico: “La maggior ampiezza di banda portata dalla tecnologia 5G sarà un vero e proprio volano per tutte le tecnologie legate alla trasformazione digitale, che necessitano di alta velocità di trasmissione di grandi volumi di dati e di edge computing”.
“Ci sono segnali positivi sullo stato dell’arte della trasformazione digitale in Italia, se si analizza la comparazione tra le edizioni del 2016 e del 2018 del Digital Transformation Index: due anni fa, molte meno imprese italiane si erano classificate come ‘leader digitalì e sono raddoppiate le aziende che hanno intenzione di puntare sull’Intelligenza artificiale”, ha aggiunto Filippo Ligresti, VP & General Manager Commercial Sales di Dell EMC Italia.
“Adesso è necessario continuare a concentrarsi su alcuni aspetti chiave, quali le risorse per costruire le nuove infrastrutture essenziali di base, come reti adeguate, neutrali, 5G, che possano supportare il traffico, infinitamente superiore, prodotto dalle macchine collegate tra loro, dal cosiddetto Internet delle Cose. Non si può rinunciare agli investimenti sui nostri giovani, nella creazione delle competenze necessarie: serve un grande investimento nel supportare l’adeguamento ‘accelerato’, un piano di re-skilling, dei lavoratori di oggi, che indirizzi il significativo gap di competenze tecnologiche che abbiamo nella forza lavoro. E qui è lo Stato che si deve fare parte attiva di questo processo”.
Repubblica.it