La mistica calabrese morta nel 2009 diceva di parlare coi morti e di avere vision e le stimmate come Padre Pio. Ma Padre Gemelli la fece rinchiudere in manicomio
Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a dare il via libera al processo di beatificazione di Fortunata Evolo, detta Natuzza, la mistica nata e vissuta a Paravati, nel Vibonese, dal 1924 al 2009. Ne dà notizia monsignor Luigi Renzo, vescovo di Mileto, affermando di voler avviare ufficialmente l’iter entro l’anno. «Dopo una prima presa di posizione da parte della Congregazione per la dottrina della fede, che aveva manifestato qualche perplessità – spiega a Vatican News -, si è riusciti a venire fuori da questa situazione: c’era molta attesa da parte della gente, dei figli spirituali di Natuzza, non solo in Italia ma anche fuori dal nostro paese». Secondo il presule si tratta di «una mistica che effettivamente ha avuto delle qualità particolari e che ha toccato il cuore di tante persone: molti raccontano di averla incontrata e aver ricevuto del bene. Una santa mamma di famiglia, tra l’altro analfabeta, che il Signore ha coinvolto nel piano di salvezza facendole dei doni. Come messaggio ha lasciato un grande amore all’Eucaristia, obbedienza alla Chiesa e ai sacerdoti – conclude -, una spiritualità mariana profonda: la devozione che lei ha diffuso al Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime».
Il caso Evolo
Nata da una famiglia di estrazione umilissima, cresciuta con la mamma e la nonna, Fortunata Evolo fu data in moglie con un matrimonio combinato a un amico di famiglia, da cui ebbe 5 figli. Del suo caso si dibatte fin dal 1940, alle prime visioni e colloqui con i defunti, quando era appena 17enne. La fama di medium crebbe in fretta, travalicando i confini del piccolo paesino calabrese, e al poter comunicare col mondo dei morti si aggiunsero presto altri fenomeni mistici o paranormali, come i momenti di estasi e le apparizioni di Cristo e della Madonna. Fino alla comparsa delle stimmate, che – a differenza di quelle di Padre Pio – pare avessero la capacità di imprimere veri e propri messaggi sulle bende che le avvolgevano. Tra i molteplici poteri della donna anche il dono della cosidetta “illuminazione diagnostica”, ovvero la capacità di prevedere le malattie, e addirittura quello della “bilocazione”, una versione ridotta dell’ubiquità. Un numero sempre maggiore di persone iniziò ad accorrere presso la sua abitazione, in cerca di consiglio; le furono intitolate una fondazione e dei gruppi di preghiera. Le autorità religiose esortarono inizialmente alla prudenza e nel 1940 inviarono la documentazione su Natuzza a padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università Cattolica di Milano, che suggerì di non interessarsi al caso, per farlo sgonfiare e favorire così la guarigione della donna, affetta secondo lui da «sindrome isterica». Natuzza venne quindi rinchiusa, su suo ordine, in manicomio. Ma l’atteggiamento della Chiesa è mutato radicalmente nell’ultimo periodo. Perfino il Cicap – il Comitato di controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze – s’è occupato del dossier, basandosi sulle interviste tv concesse dalla donna: gli scienziati , in sostanza, spiegano le visioni come allucinazioni dettate da uno stato emotivo facilmente suggestionabile, e la trance come uno stato di depersonalizzazione «ben noto in psicopatologia». Sulle stimmate, invece, «in assenza di un contatto diretto non è corretto esprimere giudizi – hanno dichiarato -. Pochi sono gli elementi significativi che vengono in nostro aiuto per tracciare un quadro, per quanto approssimato, del fenomeno Natuzza».
Giuseppe Gaetano, Corriere.it