“Un mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica, in modo marginale per il 2018 ma in misura più tangibile per gli anni successivi” dice in audizione il presidente Istat facente funzioni, Maurizio Franzini. “In termini meccanici – spiega – sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari a +0,4% nel quarto trimestre dell’anno in corso per raggiungere gli obiettivi di crescita presenti nella Nota di aggiornamento al Def per il 2018″. La crescita è stata nulla nel terzo trimestre e l’indicatore anticipatore “registra un’ulteriore flessione” prefigurando una persistente “fase di debolezza del ciclo economico”.
REDDITO CITTADINANZA – Quanto al reddito di cittadinanza, rileva l’Istat, potrebbe comportare un rialzo del Pil dello 0,2% rispetto allo scenario di base che potrebbe arrivare allo 0,3% “nel caso in cui si consideri l’impatto del reddito di cittadinanza come uno shock diretto sui consumi delle famiglie”.
POVERTA’ ASSOLUTA – Per il 2017 il numero di famiglie considerate in povertà assoluta sono circa 1,8 milioni, pari al 6,9% delle famiglie italiane (il 5,4% di quelle del Nord, il 5,1% di quelle del Centro e il 10,3% di quelle del Mezzogiorno). Tale insieme corrisponde a poco più di 5 milioni di individui: l’8,4% dell’intera popolazione (il 7,0% del Nord, il 6,4% del Centro e l’11,4% del Mezzogiorno). Il 43,7% delle famiglie in povertà assoluta abita in una casa in affitto mentre il corrispondente dato riferito a tutte le famiglie è pari al 17,2%.
SANITA’ E LISTE D’ATTESA – Sul fronte sanità, afferma Franzini, nel 2017 “la rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione), mentre sono oltre 4 milioni le persone che vi rinunciano per motivi economici (6,8%)”. Le liste di attesa inducono a rinunciare alle prestazioni quasi il 5% di coloro che hanno un’età compresa tra i 45 e i 64 anni e il 4,4% degli ultrasessantacinquenni.
CORTE DEI CONTI – A mettere in guardia anche la Corte dei Conti. La manovra, che deroga la data per raggiungere il pareggio di Bilancio e si basa su un aumento della spesa, spiega la Corte dei Conti, presenta “ristretti margini di sicurezza” anche in merito al “proseguimento della discesa del debito-Pil”. Inoltre, la ”polarizzazione” delle risorse su ”limitati interventi”, decisa dal governo per la manovra del 2019, afferma il presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, si ”traduce in una carenza di risorse per affrontare nodi irrisolti e garantire un adeguato livello di servizi in comparti essenziali per la collettività”. ”Occorre – sottolinea – una incisiva azione sul fronte della razionalizzazione della spesa nelle sue componenti meno funzionali al sostegno della crescita”. Il governo, secondo la magistratura contabile, ripete ”le scelte del passato, volte a rinviare l’adozione di una effettiva individuazione delle aree meno funzionali ai compiti propri dell’amministrazione”.
SLITTA VERTICE A PALAZZO CHIGI – Intanto slitta il vertice a Palazzo Chigi in programma per questa mattina, con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. La riunione si terrà domani, al rientro di Conte da Palermo dove oggi prende il via la conferenza per la Libia. La lettera da inviare a Bruxelles, riferiscono qualificate fonti di governo all’Adnkronos, è già pronta e verrà inviata domani, termine ultimo. Il governo, nella missiva, terrà il punto difendendo i contenuti della manovra e della propria politica economica.
Adnkronos