Bari e il caso morbillo. Sui vaccini non si scherza
11 Novembre 2018
(di Tiziano Rapanà) Ogni volta che vedo il professor Roberto Burioni in tv, il virologo del web, cambio canale. Non lo sopporto. Non me ne voglia, ma la sua presenza in televisione esprime un mix di insopportabile protervia e tracotanza, che mi spinge a cercare altrove la mia smania d’intrattenimento. Tuttavia sui vaccini, il professore ha ragione: non sono un’opinione, ma un obbligo necessario per il bene della collettività. I no-vax, da sempre ostili al vaccino, dovrebbero capirlo. Dire no al vaccino, significa mettere seriamente in pericolo la propria comunità. Guardate cosa è successo a Bari. All’ospedale pediatrico Giovanni XXIII sono stati accertati otto casi di morbillo. Si tratterebbe di un focolaio scoppiato a causa di una piccola degente di 8 anni, figlia di genitori “no-vax”, ricoverata nel reparto di malattie infettive. Un focolaio che si sarebbe potuto evitare, se la bambina fosse stata vaccinata. I no-vax dovrebbero capire che i vaccini sono un bene e non una sciagura per l’umanità. Bisogna costruire una comunicazione efficace che spezzi il velo di diffidenza del no-vax. Ci provò l’anno scorso, il filosofo Giovanni Scarafile che con l’evento Vecs – tenutosi, l’anno scorso, a Lecce all’università del Salento – creò un’esaltante fulgore attorno al tema della giusta comunicazione sui vaccini (e a tal proposito, vi suggerisco di visitare il sito https://www.vecs.it, che propone un florilegio degli argomenti trattati al convegno). C’è ancora tanto da fare, per uscire dal tunnel dell’oscurantismo e pressappochismo.