Il rimpasto era nell’aria. “Le amministrazioni generalmente effettuano modifiche dopo le elezioni di midterm – aveva detto il tycoon il 5 novembre durante un comizio – La mia probabilmente rientrerà in questa categoria”. “Adoro il mio governo, per la maggior parte. Abbiamo persone di enorme talento”, aveva detto il presidente. Che ieri, durante la conferenza stampa in cui ha commentato i risultati delle elezioni di medio termine, ha ribadito: su Sessions deciderò “nel giro di una settimana”. Non sono passate che poche ore.
Il tycoon che non gli ha mai perdonato di aver fatto un passo indietro sul fonte delle indagini del Russiagate, aprendo la strada alla nomina del procuratore speciale Robert Mueller. Sessions aveva ricusato se stesso dall’inchiesta perché aveva negato al Senato, durante un’audizione di conferma, a proposito di alcuni contatti avuti con l’ambasciatore russo Sergei Kislyak – uno degli uomini chiave del Russiagate – ai tempi della campagna elettorale. Così l’indagine federale è stata affidata a Robert Mueller, che da mesi indaga sul tycoon. A quella dell’attorney general seguiranno molte altre uscite nei prossimi giorni – spiegano i bene informati – per quello che si preannuncia come un profondo rimpasto della squadra di governo e dello staff della Casa Bianca.
La prossima testa a cadere potrebbe essere quella di Rod Rosenstein, il vice ministro della Giustizia, che è stato finora il responsabile delle indagini sul Russiagate vista l’astensione di Sessions in merito. Rosenstein per ora resta al suo posto, ma perderà probabilmente il suo ruolo con la nomina di Whitaker.
Gli altri papabili per l’uscita, secondo quanto riportato dai media americani, sono: il ministro della Difesa James Mattis, il segretario all’Interno Ryan Zinke, il segretario al Commercio Wilbur Ross e il segretario alla Sicurezza interna Kirstjen Nielsen, alleata del capo dello staff della Casa Bianca John Kelly. Già annunciato l’addio dell’ambasciatrice americana all’Onu, Nikki Haley.
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