Società di capitali e di persone: dagli accrediti sul conto corrente possibili spunti per una verifica fiscale. Saranno infatti i movimenti in accredito comunicati all’archivio dei rapporti finanziari che potrebbero far scattare la selezione di tali soggetti nelle liste selettive per i controlli fiscali dell’anno 2016. Tutto ciò sulla base di quanto previsto nel provvedimento direttoriale pubblicato ieri (n. 0197357) che individua specifiche procedure di analisi di rischio di evasione per le società di persone e per le società di capitali, basate sull’utilizzo integrato delle informazioni comunicate dagli operatori all’archivio dei rapporti finanziari e degli altri elementi presenti nelle banche dati dell’anagrafe tributaria. Nello specifico il provvedimento in oggetto individua quali elementi di rischio per i soggetti sopra elencati la presenza di movimenti in accredito sui conti correnti nel corso dell’anno 2016 a fronte dei quali sia stata omessa la presentazione della dichiarazione ai fini delle imposte dirette e dell’Iva o, nel caso in cui le stesse dichiarazioni siano state presentate, siano assenti dati contabili significativi.
La combinazione di questi elementi – movimenti in entrata sui conti che non trovano riscontro nei dichiarativi – le società di capitali e di persone in questione verranno selezionate dalla Divisione Contribuenti dell’Agenzia delle entrate che procederà al successivo inoltro di tali informazioni alle direzioni regionali e provinciali di competenza.
Il provvedimento direttoriale firmato ieri dal direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, attua le disposizioni di contrasto all’evasione con l’utilizzo dei dati desumibili dall’archivio dei rapporti finanziari, contenute nell’articolo 11, comma 4, del decreto legge 6 dicembre 2011 n.201. La predisposizione di specifiche analisi di rischio di evasione attraverso l’utilizzo delle informazioni contenute nell’archivio dei rapporti finanziari, seppur ancora in via sperimentale, costituisce una prima risposta alle critiche sollevate lo scorso anno dalla Corte dei conti circa il mancato rispetto delle previsioni normative sopra ricordate da parte dell’amministrazione finanziaria. Tornando ai criteri individuati dal provvedimento in commento appare abbastanza chiaro che la presenza di accrediti sui conti correnti della società ai quali non facciano seguito evidenziazioni di volumi d’affari o di ricavi nelle dichiarazioni dei redditi o dell’Iva costituiscono, senza alcun dubbio, elementi sui quali debba concentrarsi l’attenzione del fisco. È del tutto evidente infatti che a fronte di tali comportamenti dichiarativi si potrebbero celare fattispecie, più o meno elaborate, di evasione e sottrazione di materia imponibile sia ai fini delle imposte dirette che dell’Iva.
Riesce anche difficile comprendere come sia stato possibile far trascorrere ben sette anni e attendere un richiamo espresso della magistratura contabile, prima di procedere all’elaborazione di profili di rischio così elementari.
Al di là di questi aspetti il provvedimento in questione evidenzia che tali prime elaborazioni di profili specifici di rischio di evasione siano da considerarsi ancora in una fase sperimentale alla quale potranno poi seguire ulteriori evoluzioni e sviluppi.
Una volta individuata la società di persone o di capitali che presenta i suddetti profili di rischio, la Divisione Contribuenti dell’Agenzia delle entrate procederà, come detto, alla segnalazione della relativa posizione alle strutture regionali e provinciali competenti. Tale segnalazione non conterrà soltanto i dati anagrafici della società selezionata bensì tutta una serie di informazioni aggiuntive quali: la numerosità dei conti correnti utilizzati, il totale aggregato dei saldi e dei movimenti emersi dai rapporti finanziari e altri elementi rilevanti presenti in anagrafe tributaria. Ricevuta la segnalazione le strutture territoriali competenti dell’Agenzia delle entrate valuteranno le posizioni ai fini dell’ordinaria attività di controllo con l’obbligo di comunicare successivamente gli esiti delle attività svolte attraverso apposite schede informative da restituire alla Divisione Contribuenti.
Andrea Bongi, ItaliaOggi