L’Italia «attualmente» rispetta il criterio del debito e per ora non si apriranno procedure per squilibri eccessivi. La buona notizia per il Paese è che la Commissione europea non chiederà di prendere provvedimenti, ma la decisione si basa sull’assunto che la Penisola continui con quanto fatto finora. Le raccomandazioni specifiche pubblicate dall’esecutivo comunitario contengono come di consueto un programma politico, ma da Bruxelles giunge un avvertimento per chi sarà chiamato a guidare il governo a Roma da qui in avanti. «Il messaggio politico è chiaro: l’Italia deve continuare a ridurre il debito», chiarisce il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis, che chiede un aggiustamento strutturale pari allo 0,6% del Pil (circa 10 miliardi di euro).
L’Italia resta un sorvegliato speciale e la Commissione tornerà sull’argomento «Non è la fine della storia, continueremo a monitorare», avverte Pierre Moscovici, il commissario per gli Affari economici. La curva del debito è prevista in discesa, ed è questo che evita brutte sorprese e situazioni antipatiche. Ma si ritiene che questi progressi siano il frutto delle politiche varate finora. «Il raggiungimento di una solida posizione di bilancio e la promozione della riduzione del debito a ritmi soddisfacenti rimangono una priorità», recita il documento della Commissione europea.
Non solo debito, le misure chieste all’Italia
Mantenere la rotta sulla sui conti pubblici, riducendo deficit e soprattutto debito, resta la priorità per l’Italia. Non è una novità. Quello tricolore è il secondo debito pubblico più alto dell’Ue e dell’eurozona. L’esecutivo comunitario esorta le autorità italiane a risanare le banche, che «continuano a essere interessate da una larga quota di crediti deteriorati», i prestiti che gli istituti di credito faticano a farsi restituire. Ancora, si chiede il taglio del cuneo fiscale sul lavoro e di «ampliare le basi fiscali», politiche di contrasto alla corruzione, digitalizzazione della pubblica amministrazione e del servizio dei pagamenti, riforma della giustizia civile, riforma del mercato del lavoro nel senso dell’eliminazione delle differenze nelle assunzioni e nella remunerazioni tra uomini e donne. Ancora, si pone l’accento sulla necessità di accrescere le capacità di accesso al credito.
Raccomandazioni “vecchie”, in un anno non fatto abbastanza
L’Italia gode di fiducia a tempo per quanto riguarda il percorso di gestione e riduzione del debito. Mettendo a confronto le raccomandazioni che Bruxelles ha indirizzato all’Italia lo scorso anno con quelle prodotte quest’anno, emergono molte analogie. Su debito, giustizia, taglio del cuneo fiscale, crediti deteriorati e corruzione vengono riproposti i richiami dello scorso anno, segno che il Paese in questi dodici mesi ha fatto poco o non ha fatto abbastanza per apportare quelle correzioni ritenute necessarie a livello europeo per migliorare il sistema nazionale e l’economia.
Moscovici: «Dobbiamo continuare a controllare» l’Italia, attendiamo governo
La Commissione europea è consapevole del fatto che «il debito italiano è una questione importante per l’avvenire del Paese, e servono risposte in tal senso». Moscovici non intende fare particolare pressioni politiche. Dice di voler attendere la formazione del governo, e di essere pronto a lavorare una volta che sarà in carica, ma ribadisce che data la dimensione del debito tricolore a Bruxelles «dobbiamo continuare a controllare». Ripete che «ci sono delle regole» e che queste regole «non sono stupide», e che l’Italia è la terza economia dell’eurozona, e quindi «ridurre il debito è nell’interesse generale».
Moscovici vuole inoltre sgombrare il campo da equivoci. Sull’esecutivo tricolore in corso di formazione «non è vero che abbiamo preferenze, la Commissione non è qui per giudicare». Al contrario l’esecutivo comunitario «rispetta i ritmi democratici e la legittimità democratica». Il commissario europeo non entra nel merito delle questioni politica interna e non si avventura nella questione delle toto-nomine. «I ministri non si scelgono a Bruxelles, ma a Roma». Per quanto riguarda l’esecutivo comunitario si attende il nuovo ministro dell’Economia, «chiunque esso sia», e i documenti che potrà recapitare nella capitale dell’Ue. «Siamo pronti a lavorare con spirito costruttivo. Appena avremo un documento di governo approvato dalla maggioranza del Parlamento, lo valuteremo».
Emanuele Bonini, La Stampa.it