A sostenerlo uno studio norvegese. Effettuare regolarmente operazioni di pulizia con spray a lungo termine può provocare una riduzione della funzione respiratoria paragonabile a quella causata dal tabagismo
LO STUDIO
“Fumo, infezioni respiratorie, invecchiamento e inquinamento dell’aria non sono gli unici nemici dei polmoni. Anche l’attività lavorativa e le abitudini domestiche possono accelerare il declino della funzione polmonare”, spiega Mario Olivieri, medico del lavoro, pneumologo e allergologo dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, tra i firmatari dello studio. “L’utilizzo di prodotti per le pulizie usati sia dai lavoratori del settore che dalle casalinghe può costituire un rischio per la salute respiratoria”. Per capirlo, i ricercatori hanno analizzato i dati provenienti dall’European Community Respiratory Health Survey, che ha coinvolto 22 centri europei per un totale di 6.235 partecipanti, che avevano un età media di 34 anni all’inizio della ricerca, e che sono stati poi seguiti nel corso di più di 20 anni. Mediante uno specifico questionario veniva chiesta loro la frequenza (giornaliera, settimanale) di utilizzo delle varie categorie di prodotti e le caratteristiche del prodotto, se liquido o spray o in polvere, anche in base alla finalità di impiego (ceramiche dei sanitari, pavimenti, vetri, mobili). Per valutare la funzionalità polmonare, i ricercatori si sono concentrati principalmente su due parametri: il volume espiratorio forzato al primo secondo (Fev1), ossia la quantità massima d’aria che una persona può espirare con forza in un secondo, e la capacità totale forzata (Fvc), ovvero il volume d’aria che può essere espirato con uno sforzo massimo, dopo una piena ispirazione.
I RISULTATI
“Entrambi questi parametri si riducono maggiormente nei lavoratori addetti alle pulizie e nelle casalinghe che accudiscono la casa rispetto a chi non lavora con queste mansioni o non è dedito a pulire la casa e sono espressione di un danno sia a carico delle vie aeree che del polmone, dove l’aria viene immagazzinata”, precisa Olivieri. Dalle analisi è emerso, infatti, che, rispetto alle donne che non si dedicano alle attività di pulizia, il Fev1 era diminuito più rapidamente di 3,6 millilitri/anno nelle donne che pulivano la propria casa e di 3,9 ml/anno nelle donne che lo facevano per lavoro. Mentre, per quanto riguarda la Fvc, questa era diminuita di 4,3 ml/anno più velocemente nelle donne che pulivano a casa e di 7,1 ml/anno per quelle al lavoro. I risultati, quindi, dimostrano che il declino della funzione polmonare è accelerato soprattutto nelle donne che lavorano come addette alle pulizie, e sarebbe paragonabile, aggiungono i ricercatori “a quella di una persona che fuma circa 20 sigarette al giorno”. Lo studio ha mostrato, inoltre, che l’asma era più diffuso nelle donne che pulivano a casa (12,3%) o al lavoro (13,7%) rispetto a chi non svolgeva alcuna attività di pulizia (9,6%).
Marta Musso, Repubblica.it