Una rivoluzione dentro il management di Facebook, a cominciare da Mark Zuckerberg, che dovrebbe lasciare il suo incarico. Serve un nuovo presidente per ricostruire la fiducia pubblica nell’azienda e nel suo impegno per la salvaguardia della privacy degli utenti. A chiedere il terremoto dentro Facebook è Scott Stringer, il delegato al Bilancio della città di New York, gestore di fondi con almeno 1 miliardo di dollari di azioni in Facebook.
Zuckerberg è presidente, amministratore delegato e azionista di controllo dell’azienda che ha fondato. Stringer chiede un presidente del Cda indipendente e tre nuovi consiglieri indipendenti che assicurino la tutela della privacy dentro Facebook. “È l’ottava azienda più grande al mondo. Hanno due miliardi di utenti. Sono in acque inesplorate e non stanno agendo in modo da rassicurare la gente su Facebook” ha affermato alla Cnbc. È la prima volta che un importante azionista chiede cambi al vertice. Le azioni di Facebook hanno subito un crollo del 16% da quando lo scandalo dei dati è emerso.
Poche le parole di Mark Zuckerberg in queste fasi. Ha ammesso gli errori, ha chiesto scusa e ora chiede tempo. “Riusciremo a risolvere i problemi di Facebook, ma ci vorranno un po’ di anni” ha ammesso in una nuova intervista rilasciata a Vox, in cui ha risposto anche al numero uno di Apple Tim Cook, definendo le sue critiche al colosso dei social media “superficiali e ridicole”.
Del resto i nervi sono tesi nella Silicon Valley, dopo che l’onda lunga dello scandalo dei dati personali raccolti su Facebook ha travolto un pò tutti i titoli tecnologici a Wall Street. Mentre qualcuno evoca la notte dei lunghi coltelli per spiegare come dietro le quinte la rivalità tra i giganti del web e della tecnologia sia più che mai accesa in questa fase. Zuckerberg ha liquidato come non vera l’accusa mossa da Cook, secondo cui i guai di Facebook nascerebbero dalla pratica seguita dal gruppo di Menlo Park di fare soldi sui dati personali degli utenti. Poi ha tentato ancora una volta di rassicurare i due miliardi di persone che navigano sulla piattaforma social ma anche gli investitori, spiegando la stretta a cui si sta già lavorando per proteggere al meglio le informazioni personali e per limitare al massimo le attività di raccolta dati da parte di società terze. Come la Cambridge Analytica, che ha acquistato le informazioni di oltre 50 milioni di utenti Facebook per poi utilizzarle per scopi politici, per favorire l’elezione di Donald Trump e forse anche per influenzare il voto sulla Brexit.
Zuck predica comunque realismo: i problemi legati alle fake news che invadono la piattaforma di Facebook e l’intrusione di chi vuole influenzare i processi elettorali democratici non si risolvono dal giorno alla notte, serve tempo, forse qualche anno: “Mi piacerebbe poter risolvere la questione in tre o sei mesi, ma la realtà è che alcuni di questi problemi richiederanno un periodo di tempo più lungo”. Facebook – ha assicurato il suo fondatore – ha comunque già iniziato a investire nelle questioni relative alla sicurezza almeno un anno fa. “Se si tratterà di un processo di tre anni, siamo già nel primo anno – ha spiegato – e, si spera, entro la fine del 2018, avremo iniziato a voltare pagina su alcuni di questi problemi”. Ci sono almeno 14 mila dipendenti – ha aggiunto – che lavorano giorno e notte su questo, per rendere la piattaforma più sicura e per affrontare in maniera più efficace in futuro problemi come quello dell’interferenza russa nelle elezioni americane.
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