E se le banche centrali emettessero bitcoin? Se decidessero, cioè, di emettere valute solo digitali accanto al cash o addirittura dicendo addio alle comuni banconote? La domanda apre scenari travolgenti per il sistema monetario e finanziario come ora lo conosciamo. Il fatto è che la domanda non è di un fanatico delle criptovalute e un teorico dell’anarchia valutaria; è delle stesse banche centrali riunite nel loro consesso più importante: la Banca dei regolamenti internazionali (Bri).
Un dossier appena uscito (con prefazione dal francese Benoît Cœuré, membro del comitato esecutivo Bce, e da Jacqueline Loh, della autorità monetaria di Singapore) affronta per la prima volta il tema. Alla base c’è l’assunto che i bitcoin, così come le altre criptovalute, non sono vere monete perché non sono accettate da tutti e sono troppo volatili nel valore. La tecnologia (blockchain) e il principio alla loro base tuttavia sono mutuabili anche dalle banche centrali. In parte, valute digitali sono già disponibili per gli intermediari finanziari; le cose cambierebbero, però, se la moneta digitale fosse disponibile a tutti, come le banconote. I pagamenti elettronici in Svezia hanno fatto quasi sparire il contante e così la stessa banca centrale, Riksbank, sta valutando l’impatto di una «e-krona» (corona digitale).
Ma serve davvero una moneta digitale delle banche centrali (Cbdc)? Per la Bri in molti Paesi il sistema è già ora efficiente e l’uso di carte di debito e di credito e dei pagamenti elettronici non ha ridotto la domanda di cash. Poi vari Paesi consentono già transazioni in tempo reale o quasi, 24 ore su 24, almeno dentro i confini nazionali. I rischi di una Cbdc invece sono molti, e grandi: se le reti (energia, tlc) saltassero, il denaro non circolerebbe più; le banche centrali farebbero concorrenza alle banche commerciali; negli scambi con l’estero si potrebbe abbandonare con facilità la valuta nazionale per una più pregiata. Insomma, l’avvertimento del dossier è: niente mosse autonome e improvvise. Se come banche centrali dobbiamo fare un passo, facciamolo tutte assieme.
Fabrizio Massaro, Corriere della Sera