Nell’immagine, il Segretario Generale del PCUS Josif Stalin firma bonariamente delle condanne mentre fuma una pipa spenta. La pipa è stata, oltre a un pregevole vizio, una sorta di simbolo di autorità maschile per un paio di secoli fino a che – insieme con il cappello da uomo – è caduta improvvisamente in disuso alla fine degli Anni Cinquanta. Altri famosi fumatori di pipa sono stati il fisico Albert Einstein, i compositori Ludwig van Beethoven e Johann Sebastian Bach (che ne ha composto un’aria celebrativa, “So oft ich meine Tobackspfeife BWV 515a”), i rivoluzionari Che Guevara e il Subcomandante Marcos, Franklin Delano Roosevelt, i filosofi Bertrand Russell e Jean Paul Sartre e, in
Italia, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Le fumatrici famose di pipa, almeno in Occidente, sono state molto meno comuni e la storia ricorda soprattutto due letterate, la francese George Sand e l’inglese Virginia Woolf: entrambe note per le vite scandalose condotte alle loro epoche. In compenso, di personaggi di fantasia dediti alla pipa ce ne sono tanti, a partire da Braccio di Ferro e i due grandi detective Sherlock Holmes e Jules Maigret per arrivare all’uomo di neve della tradizione americana, “Frosty the Snowman”. In tempi moralmente più laschi, perfino il Babbo Natale anglosassone, Santa Claus, era spesso ritratto con la pipa in bocca. Poi, in un istante dal punto di vista storico, la pipa è praticamente scomparsa, forse spazzata via dal grande successo commerciale delle sigarette industriali. Paradossalmente, si direbbe sia stata proprio la guerra al fumo a salvare l’arnese, insieme il più antico di tutti i modi di fumare e il meno usato al giorno d’oggi. La prima reazione ai molti divieti al fumo che cominciavano ad emergere verso la fine del secolo scorso è stata un prevedibile boom dei sigari, ma puzzano e quelli buoni sono costosi. Il consumo dei sigari in Occidente ha toccato l’apice nel 2004 ed è sceso ulteriormente ogni anno da allora. Negli Usa, mentre la percentuale di fumatori di sigari nel gruppo d’età tra i 18 e i 25 anni è calata dal 12,7 percento nel 2004 all’8,8% nel 2016 – secondo i dati del National Survey on Drug Use and Health, condotto annualmente dal Governo americano – nello stesso gruppo e tra gli stessi anni l’utilizzo della pipa è aumentato di oltre il 40%. La classe d’età è significativa. È il periodo della vita in cui i giovani maschi consolidano i vizi che porteranno avanti per molti anni – e quello della pipa è l’unico settore del fumo in crescita negli Stati Uniti, anche se il numero dei nuovi pipe smokers è ancora modesto – nemmeno 600mila in tutto il paese. Nello stesso gruppo d’età, i consumatori del “tabacco senza fumo”, da fiuto o da masticare, sono più del doppio. C’è una differenza però. La pipa di radica è bella e prestigiosa, mentre negli Usa la pratica di fiutare o masticare il tabacco è caratteristica dell’inelegante sottoproletariato rurale. E poi, sta tanto bene con la barba e il panciotto, parti dell’uniforme dei “Millennials” americani. Anche in Italia qualcosa si muove. Savinelli, il noto fabbricante degli accessori da fumo, ha lanciato una nuova linea di pipe piccole, pensate per i giovani tabagisti che vogliano superare l’abitudine di “rollare” le sigarette a mano. Secondo l’azienda, la linea – denominata “Minuto” – starebbe ottenendo “un forte successo”.
James Hansen, Nota Diplomatica