L’annuncio del capogruppo dem al Senato, Chuck Schumer sblocca la riapertura del governo federale. Poi l’ok alla Camera e la firma di Trump. L’intesa per un provvedimento di spesa temporaneo, in vista di un “accordo globale” sui dreamer: il termine è l’8 febbraio
I democratici americani hanno accettato un compromesso sul bilancio che porrà fine allo “shutdown”, il blocco delle attività amministrative federali. Almeno fino all’8 febbraio. “Votiamo oggi per la riapertura del governo”, ha annunciato il presidente dei democratici al Senato, Chuck Schumer, tornando ad attribuire ai repubblicani e al presidente Donald Trump la responsabilità dell’impasse. Ma soprattutto chiarendo che l’intesa prevede un provvedimento di spesa temporaneo: entro l’8 febbraio andrà trovato un “accordo globale”. Il riferimento è alla questione dei “dreamer”, i circa 700 mila immigrati arrivati illegalmente negli Stati Uniti quando erano bambini.
“Lo shutdown di Trump finirà presto, ma c’è molto lavoro da fare”, ha aggiunto Schumer rimarcando che l’intesa è finalizzata a “proseguire il negoziato in vista di un accordo globale sui temi in discussione”. E ancora: “La maggioranza repubblicana ha 18 giorni per evitare che i dreamer vengano deportati”.
“Fra tre settimane spero di festeggiare con voi e con le vostre famiglie. Non mollate”, gli ha fatto eco il democratico Dick Durbin rivolgendosi idealmente agli immigrati coinvolti nel programma Daca, varato da Barack Obama e abrogato da Trump.
Da parte sua, il presidente ha parlato dell’accordo come di un suo successo e si è rallegrato del fatto che i democratici siano “rinsaviti”. Ma salta agli occhi che per sbloccare la situazione ha dovuto accettare una trattativa sui “dreamer”. Non a caso ha cercato di ridimensionare questo aspetto dicendo che l’intesa sull’immigrazione si farà “soltanto se sarà un bene per il Paese”.
Il blocco era iniziato alla mezzanotte di sabato scorso, in coincidenza con il primo anniversario dell’insediamento del miliardario newyorkese alla Casa Bianca. In cambio del loro voto sul bilancio, i democratici chiedevano garanzie sulla sorte dei “dreamer”. In questi tre giorni decine di migliaia di dipendenti pubblici sono rimasti a casa e moltissime attività sono state sospese. Non hanno invece subito interruzioni i servizi essenziali, a cominciare da sicurezza e difesa.
Il lavoro che ha portato all’intesa lo hanno fatto i moderati: un gruppo bipartisan di 20 senatori che ha limato l’accordo, fra contatti dietro le quinte e incontri a tarda sera, in un drammatico weekend per Trump, che aveva anche minacciato “l’opzione nucleare” (il cambiamento delle regole sul voto al Senato per superare l’impasse) e per i repubblicani. Perché se lo shutdown non è prerogativa di questa amministrazione – nel 2013 capitò anche alla presidenza Obama – è la prima volta che si verifica quando il partito di maggioranza ha il controllo dell’intero processo legislativo ed esecutivo, cioè di entrambi i rami del Congresso e della Casa Bianca. Non a caso, prima che la situazione si sbloccasse, sembrava in dubbio la partecipazione del presidente al World Economic Forum di Davos. Dopo l’annuncio di Schumer, l’amministrazione ha fatto sapere che Trump ci sarà.
Nella tarda serata italiana il Senato ha approvato il provvedimento di spesa con 81 voti favorevoli e 18 contrari. Il testo è stato poi approvato dalla Camera dei Rappresentanti e quindi firmato da Trump.
Repubblica.it