Orietta Berti, nel mirino del Pd per l’endorsement ai grillini su RadioRai. «Violata la par condicio». Il candidato M5S: «Si scusino». E lei: «I congiuntivi? Li sbagliamo tutti».
«Ma che esagerati questi del Pd, in fondo che avrò detto mai? Che mi piacciono Grillo e Di Maio e tutti i Cinquestelle, embè? Da quando in qua non si può esprimere una simpatia?»
Qualcosina più che simpatia: ha annunciato che gli darà il suo voto.
«Uuuh… l’ho già promesso tante altre volte, solo che poi, quando era il momento, ero sempre all’estero a cantare».
Mai però in campagna elettorale e dai microfoni pubblici di Un giorno da pecora su Rai Radio1, almeno secondo l’inflessibile onorevole dem Sergio Boccadutri, componente della Vigilanza, che è insorto contro l’Orietta Nazionale, 74 anni, 11 Sanremo e 16 milioni di dischi venduti, ritenendo «chiaramente violata» la par condicio, con allegato esposto al Garante per le Comunicazioni perché valuti se «dopo il suo coming out possa continuare a ricoprire il ruolo di ospite fisso da Fabio Fazio». Un rigore prima condiviso poi smorzato in corsa dal renziano Michele Anzaldi: «La Berti è rimasta vittima dell’incapacità, se non della faziosità dei conduttori, il ricorso è contro la Rai, mica contro una cantante simbolo del nostro paese come lei». Nell’intervallo in compenso era già accorso a difenderla proprio Luigi Di Maio, candidato premier dei Cinquestelle, postando anche un selfie Lui & Lei: «Giù le mani da Orietta Berti, il Pd le chieda subito scusa».
Ci è rimasta male?
«Un pochino sì, tutto questo chiasso… Che poi due settimane fa, alla stessa trasmissione, ho detto tante belle cose sul ministro Andrea Orlando, non è del Pd lui?»
Come no.
«E allora? Mi va a genio pure Pier Luigi Bersani, sarà perché è emiliano come me. E Berlusconi, che ha sempre la battuta pronta». Ma Grillo di più.
Ma Grillo di più.
«Eehh, con Beppe c’è un affetto che dura da anni, da quando facevamo serate insieme e lui sforava con i suoi monologhi e poi mi diceva: Orietta, ora ti tocca tagliare qualche canzone perché qui la gente vuole andare a letto presto».
Con Di Maio si è spinta oltre: ha sostenuto che il suo unico difetto è che è troppo bello.
«Ma è vero! Così bello che potrebbe non risultare credibile e sarebbe un peccato».
Sbaglia qualche congiuntivo.
«Quelli li sbagliamo tutti, lo perdono».
Suo marito Osvaldo non ha di che essere geloso.
«Ma va là, è troppo giovane. Una volta scrissero persino che era scoppiata la passione tra me e il mio Fabio Fazio, roba da matti. Che vergogna, mi disperai io. E lui: Orietta, guarda che non sono mica da buttare via».
Che hanno di così speciale i grillini?
«Mi paiono gente onesta, si sono dimezzati il mensile, e questo mica lo fanno tutti, io guardo le persone, non il partito. Da ragazza a Cavriago frequentavo la Casa del Popolo del Pci, si imparava a cantare, ballare, c’era la biblioteca. Ma tessere non ne ho mai prese».
E sì che c’è il famoso busto di Lenin.
«Ma qui da noi comunisti e cattolici si sono sempre voluti bene, come Peppone e don Camillo».
È preoccupata che possano mandarla via da Che tempo che fa?
«Se la Rai mi cacciasse per una cosa così, vorrebbe dire che siamo davvero messi male».
Ha chiesto consiglio a Fazio?
«Gli ho telefonato subito, mi ha detto di non preoccuparmi».
Domenica sera sarà seduta accanto a lui?
«Mi presento in studio come niente fosse».
Vuole fare pace con l’onorevole Boccadutri del Pd che se l’è presa con lei?
«Magari è bellino anche lui… Venga a Montecchio che le cucino delle tagliatelle al ragù o, se preferisce, dei tortellini fritti alla crema con un bicchiere di lambrusco».
Giovanna Cavalli, Corriere della Sera