L’ipotesi da una ricerca su 30 volontari: il farmaco potrebbe alterare la produzione di ormoni nel testicolo. Gli esperti però tranquillizzano: usate dosi alte, poco comuni anche nel fai da te, e per tempi lunghi rispetto alle terapie consuete
A prima vista il dato preoccupa: l’ibuprofene, principio attivo di molti antinfiammatori da banco, provocherebbe il cosiddetto ipogonadismo compensato nell’uomo, una condizione comune da anziani che si associa a un calo della fertilità e altri disturbi. Lo sostiene un piccolo studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences, secondo cui il problema si verificherebbe in uomini giovani in terapia con ibuprofene. Gli esperti però invitano alla cautela: servono conferme, in più la “terapia” testata ha previsto dosi più alte e tempi più lunghi rispetto al consueto.
Numerosi test
Lo studio ha coinvolto soltanto 31 volontari sani a cui è stato dato un placebo oppure ibuprofene al dosaggio di 600 milligrammi per due volte al giorno, per sei settimane; al termine sono stati eseguiti test ormonali sul sangue. Nel frattempo sono stati anche condotti esami su tessuto di testicolo prelevato da pazienti con tumore alla prostata, non trattati in precedenza con ormoni: il tessuto, esposto o meno a dosaggi diversi di ibuprofene, è stato poi analizzato per capire se e come cambiasse l’espressione di alcuni geni e la produzione di ormoni. Infine, test dello stesso genere sono stati condotti anche su una linea cellulare umana in coltura. I risultati indicano che l’antinfiammatorio altera l’equilibrio ormonale maschile, portando a un incremento di ormone luiteinizzante (LH, quello che nell’uomo stimola il testicolo a produrre testosterone) e un calo nel rapporto fra testosterone e LH, a indicare appunto uno stato di ipogonadismo compensato: in questa condizione, abbastanza comune nella terza età, il testosterone resta a livelli quasi normali ma pian piano la funzione testicolare si riduce e possono comparire problemi di fertilità.
Dati preliminari, serve prudenza
I dati emersi dalle analisi sui testicoli isolati e le cellule confermano che l’ibuprofene alla lunga può provocare alterazioni nella produzione di testosterone, attraverso una repressione selettiva dell’espressione di alcuni geni che porterebbe allo squilibrio ormonale, con l’incremento di LH e l’ipogonadismo compensato. La correlazione è emersa ora per la prima volta e secondo gli autori è degna di nota visto il continuo aumento della frequenza di infertilità maschile. Pierangelo Geppetti, farmacologo e direttore del Dipartimento di Scienze della Salute dell’università di Firenze, sottolinea però che preoccuparsi è prematuro: «Lo studio su volontari è piccolo e quindi dovrà essere replicato, ma soprattutto dosi e tempi di somministrazione dell’ibuprofene non sono molto “realistici”: il dosaggio giornaliero di 1200 milligrammi è alto e difficilmente lo si raggiunge, in più è poco probabile che una terapia simile sia seguita per oltre un mese. Si tratta di prendere sei volte al giorno una pastiglia di antidolorifico, visto che nelle più comuni formulazioni da banco questi prodotti contengono 200 milligrammi di ibuprofene: un abuso di terapia che riscontriamo di rado, in genere in pazienti emicranici e più spesso nelle donne. È opportuno indagare ancora, quindi, ma con un utilizzo ragionevole non si dovrebbero correre rischi».
Elena Meli, Il Corriere della Sera