(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che sull’orribile assassinio di Giulio Regeni non si farà mai giustizia? La ragione non consente più la minima fiducia. E in realtà in questa nota desidero umilmente indicare la sola persona che continua a battersi con immutabile ardore per chiedere giustizia e confidare, nonostante tutto, che si possa arrivare alla verità. È Paola Deffendi, la mamma di Giulio: per me, la donna del 2017. È merito suo se almeno la nostra attenzione, la capacità di indignarci (se non di nutrire residue speranze e fiducia) sono rimaste accese. Mamma Paola è il simbolo del diritto di ogni creatura umana di pretendere giustizia e avere solidarietà: la nostra solidarietà è totale, la giustizia non gliel’ha data (non certo il nostro governo, debole e inadeguato) e non gliela darà più nessuno. «Ma che dovevamo fare, dichiarare guerra all’Egitto?», mi ha detto qualche giorno fa un mio amico. Penso che quella sfumatura di cinismo, probabilmente involontaria, non corrispondesse ai suoi sentimenti. «Rifletti», gli ho risposto, «se quella tragedia avesse colpito te: che cosa diresti tu, cosa farebbe tua moglie?». C’erano molti modi concreti per cercare di avere giustizia, iniziative vere e intelligenti per dare a Paola Deffendi un importante sostegno, a differenza di quanto ha fatto il nostro imbelle governo, con una montagna di parole convenzionali. Giulio Regeni fu rapito nel gennaio 2016 al Cairo, e ucciso giorni dopo con atroci torture. Piansi quando la mamma disse: «Il volto era irriconoscibile, in quel momento ho visto il male del mondo»: Oggi sono sgomento se penso che l’abbiamo lasciata sola.