Fedelissimo a sé stesso, il governo sembra tuttavia non curarsi delle proteste e andare avanti per la sua strada, forte della maggioranza che gli ha consentito di passare in Senato e rispedire la manovra alla Camera per la terza lettura. “Siamo stanchi ma contenti” ha detto il vicepremier Matteo Salvini, poco prima del voto e “mi pare sia tutto pronto”, ha aggiunto, spiegando che i decreti su reddito di cittadinanza e pensioni saranno approvati “nei primi giorni di gennaio”. Esulta Toninelli, che ci tiene a sottolineare come “stiamo lavorando giorno e notte, e se serve anche a Natale, perché dopo anni di macelleria sociale è arrivato il momento di rimettere le cose a posto”. Fiducia nonostante, una questione rimane ancora irrisolta, quella dei tecnici del Mef con i quali il M5S si prepara allo scontro.
Fonti pentastellate dell’esecutivo hanno infatti parlato all’Adnkronos di “errori” contenuti nel testo del maxiemendamento arrivato ieri mattina sulla scrivania del governo gialloverde. “C’erano emendamenti respinti…”, puntano il dito i grillini. I pentastellati avrebbero dunque rimandato indietro il testo richiedendo le dovute correzioni. E solo dopo questa ulteriore ‘revisione’ sarebbe arrivata la bollinatura del maxiemendamento da parte della Ragioneria dello Stato. “Vogliono far ricadere su di noi, sulla politica, la responsabilità di tutto questo. Ma è dei tecnici – attaccano dal governo, sponda M5S – la colpa dei ritardi: ci costringono così a lavorare con l’acqua alla gola”. La teoria dei 5 Stelle è che, negli apparati tecnici del Mef, “qualcuno voglia metterci in difficoltà e sporcare la vittoria del premier Giuseppe Conte nella trattativa con l’Europa”. Ancora una ‘manina’, insomma, che avrebbe dilatato i tempi e consentito il passaggio in Senato al fotofinish fra le proteste vibranti dell’Aula.
Adnkronos