Rovigo, nata tetraplegica a causa del parto: il primo risarcimento arriva solo dopo 10 anni. E la famiglia è sul lastrico

Una bimba tetraplegica a causa delle modalità del parto. Una famiglia – che ormai è sul lastrico – che non era ancora stata risarcita, nonostante una condanna immediatamente esecutiva. Poi le minacce sul web a uno dei medici che furono denunciati e nei cui confronti le accuse vennero prescritte. Una storia raccontata il 27 novembre anche dalle Iene. E adesso, finalmente, la notizia che una prima rata dei soldi è arrivata dalle compagnie di assicurazione e sta per essere girata dall’Ulss di Rovigo alla famiglia.

Eleonora Ruggeri ha 10 anni, ma dal giorno in cui è nata è completamente paralizzata, cieca ed epilettica. Durante la trasmissione erano stati sentiti i genitori della piccola con l’avvocato Mario Cicchetti di Rieti, i dirigenti dell’Ulss 5 Polesana e le due ginecologhe coinvolte nel caso. Il processo penale si era concluso con la prescrizione del reato di lesioni colpose gravissime. La condanna in sede civile è diventata esecutiva lo scorso settembre, ma finora le compagnie assicuratrici non avevano tirato fuori un solo euro.

La famiglia spende circa 5mila euro al mese per le spese di assistenza alla piccola. I genitori hanno dovuto licenziarsi per poter accudire alla figlia. Hanno speso tutti i loro risparmi in un’assistenza onerosa e dispendiosa. Non riuscendo a pagare l’affitto, rischiano anche di essere sfrattati per morosità. La beffa finale è costituita dal fatto che le disposizioni di una giustizia lenta non vengono nemmeno attuate.

La trasmissione aveva scatenato indignazione e rabbia sui social. Molti, oltre alle minacce generiche contro l’ospedale e la sanità, si sono scagliati anche contro le ginecologhe. In particolare, la pagina Facebook di una delle due dottoresse è stata invasa di offese, culminate in auguri di morte. E non è stato nemmeno risparmiato il suo numero di cellulare.

Sull’argomento del risarcimento è intervenuto anche l’avvocato Riccardo Venturi di Ferrara, uno dei difensori dei medici. “Se dopo la sentenza civile non ci fosse stato un rimpallo di responsabilità con le assicurazioni, la situazione sarebbe molto diversa, ma nulla giustifica le campagne d’odio, né il trasformare una stimata professionista in un mostro”. La vicenda penale è stata controversa, perché a una prima richiesta di archiviazione seguì l’assoluzione in primo grado a Rovigo. Poi la corte d’appello di Venezia, pur ritenendo l’esistenza del reato, lo aveva dichiarato prescritto. Si attende comunque la Cassazione.

Intanto ora l’Ulss 5 ha annunciato il transito della prima rata del risarcimento sui propri conti. Si tratta di 3 milioni 400 mila euro liquidati dall’assicurazione, che ora saranno girati alla famiglia. Il direttore generale Antonio Compostella dichiara: “Proprio perché consci della sofferenza patita dalla famiglia, subito dopo la pronuncia della sentenza l’Ulss ha intrattenuto costanti rapporti con le Compagnie assicuratrici Am Trust e Lloyd’s e con i rispettivi avvocati, per ottenere il pagamento delle somme riconosciute alla mamma e alla bambina”. E ha spiegato che, dopo la sentenza d’appello in sede penale, la provvisionale immediatamente esecutiva di 250mila euro è stata pagata dall’Ulss a maggio. Il dottor Compostella, intervistato da Il Gazzettino, ha accusato l’assicurazione per il risarcimento civile: “Si era pretestuosamente sottratta all’adempimento dell’obbligazione di garanzia che le derivava dalla polizza di responsabilità civile a suo tempo contratta dall’azienda, per un massimale di 5 milioni per sinistro”.

Giuseppe Pietrobelli, Ilfattoquotidiano.it

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