“La scoperta che fare le stesse cose a una certa ora del giorno consentisse di bruciare molte calorie in più ha sorpreso noi per primi” ha commentato la coordinatrice dello studio, Kirsi-Marja Zitting, esperta di disturbi dei ritmi circadiani ad Harvard. I sette volontari dello studio si sono ritrovati in una sorta di casa del Grande Fratello, senza orologi, internet, finestre o telefoni: nulla che potesse dar loro informazioni sull’ora del giorno o della notte. Gli ordini di andare a dormire o di alzarsi dal letto venivano impartiti dall’esterno. I ricercatori, per scollegare il ritmo circadiano dei volontari dalle attività quotidiane, hanno adottato lo stratagemma di ritardare ogni giorno l’ora del sonno di quattro ore: una sorta di jet lag indotto. “E’ come se avessero fatto un giro del mondo ogni settimana. L’orologio interno non aveva il tempo di recuperare e ha continuato a oscillare al suo ritmo originario” ha spiegato Jeanne Duffy, coautrice, sempre del Brigham and Women’s Hospital. “Questo ci ha permesso di misurare il metabolismo in ogni fase del ciclo circadiano”. Per calcolare le calorie bruciate i medici hanno misurato la temperatura corporea.
A variare, nel corso del giorno, non è solo la rapidità del metabolismo, ma anche la fonte dell’energia utilizzata. Al mattino si tende a bruciare più carboidrati, la sera più grassi. Queste osservazioni non sono ancora state tradotte in indicazioni su come ottimizzare dieta o esercizio fisico, ma si inseriscono in un nuovo filone di ricerca – la crononutrizione – che a qualche punto fermo negli ultimi anni è già arrivato. Si è osservato infatti che mangiare a tarda sera o di notte fa ingrassare di più e che concentrare tutti i pasti della giornata in un numero ristretto di ore (riservando indicativamente 12 ore continuative al digiuno) aumenta le chance di successo di una dieta.
Elena Dusi, Repubblica.it