Caro presidente Donald Trump, anche se fa spesso il burbero sulla questione della legalizzazione della cannabis, La preghiamo di non continuare a farlo. Sì, lo sappiamo, noi irriverente siamo solo un cittadino italiano ed europeo e Lei non sta dimostrando molta voglia di farsi mettere il naso in casa da chi non è statunitense da generazioni. Ma sa perché glielo diciamo? Perché le decisioni che Lei prende sul Suo territorio federale hanno in genere una grande ricaduta in tutto il mondo (a parte quelli che odiano gli Usa in maniera preconcetta). Del resto, già una buona metà (tra terapeutica e ricreativa) del suo Paese ci sta pensando a legalizzare per proprio conto, e non c’e’ consultazione elettorale (così come anche le prossime di medio termine del 6 novembre) in cui gli elettori non vengono chiamati anche a decidere materia del genere.
Sa perché ci è venuto in mente di scriverle questa supplica*? Dopo che abbiamo letto di cosa sta combinando il Suo e nostro alleato della Corea del Sud: ha ricordato ai coreani che sono in Canada (dove la cannabis è legale da alcuni giorni) che se si fanno una canna lì, quando tornano in patria saranno arrestati, visto che così tanta pena prevede la legge di quel Paese (**). Noi abbiamo sorriso a questa notizia del quotidiano The Korea Times, ma ci siamo anche preoccupati al pensiero del degrado civico e giuridico, non tanto della Corea di Seul (ci dispiace comunque per i suoi abitanti, ma ricordiamo che ognuno si sceglie i propri governanti), ma del fatto che con queste persone il Suo Paese, e il nostro in quanto alleati comuni, dobbiamo avere a che fare per cercare di dirimere una delle importanti minacce alla stabilità pacifica del Pianeta, il rapporto con la Corea del Nord. Se questi sono i ragionamenti dei nostri amici di Seul, si va un po’ male… non crede?
Sappiamo che Lei, presidente Trump, è fervente sostenitore di “America first”, ma proprio per questo la supplichiamo: sa che figurone ci farebbe nel mondo a levare i vincoli federali al divieto di consumo e produzione di cannabis? Perchè lasciare la scena al comune alleato Canada? Sarebbe una nuova e diversa edizione di “America first” sulla cannabis, anche se, in assoluto, sarebbe un “America third” (prima Uruguay e poi Canada), ma -a buon intenditor poche parole – è scontato che tutto il mondo ne parlerebbe e tanti ne seguirebbero l’esempio. Un’ultima cosa, al di là del prestigio politico e civico, presidente Trump: ha pensato a quanti miliardi e miliardi di dollari ne verrebbero fuori dopo la legalizzazione? Ha visto cosa sta succedendo in Canada, con tutti i riflessi anche sulla Borsa di New York e non solo? Altro che “first”…
Vincenzo Donvito, presidente Aduc
* che è sicuro – siamo realisti – non uscirà dai confini dei nostri amici e del nostro web
** https://www.aduc.it/notizia/
Vincenzo Donvito, presidente Aduc