Ora tutto potrebbe cambiare di nuovo. Il punto di partenza resta ancora una volta il rapporto Fmi-Ocse del 2015/2016 sulla macchina fiscale italiana. Nel rapporto i tecnici Ocse in missione al ministero dell’economia evidenziarono che: «Nella maggior parte dei paesi, un singolo ente è responsabile per la gestione e l’esecuzione delle norme fiscali che si applicano alle imposte nazionali in modo esteso come le imposte sul reddito e l’Iva. Unificare la gestione di queste imposte garantisce sinergie ed efficienza. Un ente separato per le dogane è anche l’approccio più usuale. Un unico ente con un insieme di responsabilità dell’intero processo in termini di assistenza, accertamento fiscale, controlli e riscossione coattiva è altresì ottimale per favorire una gamma completa di approcci coordinati per la gestione della compliance agli obblighi fiscali. A tal riguardo, la situazione in Italia è anomala a causa della ripartizione delle responsabilità dell’amministrazione fiscale tra enti distinti». Nel documento, poi, c’è un altro passaggio sull’assetto italiano della macchina fiscale: «Il gap più critico è nella duplicazione di controlli e indagini tra le agenzie fiscali e la Gdf».
Un indizio che il governo starebbe studiando di rimettere mano anche alla struttura amministrativa arriva da un incontro avuto a fine luglio dal ministro dei rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro con i rappresentanti sindacali dei lavoratori dell’Agenzia delle entrate. In quell’occasione dalle parole del segretario generale di Flp Marco Carlomagno, il ministro ebbe modo di sottolineare che per svolgere controlli e accertamenti fiscali qualificati e mirati si potevano istituire nuclei investigativi provinciali e regionali «sotto un’unica coordinata regia che raggruppi tutti gli enti preposti ai suddetti controlli fiscali: Agenzia entrate, Agenzia dogane e monopoli, Guardia di finanza, in modo tale che il contribuente selezionato debba essere assoggettato a un unico controllo in materia tributaria e contestualmente alle minori incombenze possibili».
Il governo gialloverde del resto ha sempre ribadito di pensare a un fisco non vessatore che non assilli i contribuenti onesti tanto che il vice premier ministro del lavoro Luigi Di Maio ha commentato la nomina del nuovo direttore dell’Agenzia delle entrate Antonino Maggiore dichiarando che: «Antonino Maggiore sono certo lavorerà nell’interesse dei cittadini onesti e sarà nemico dei grandi evasori, che fino ad oggi l’hanno fatta franca a spese dello stato e degli imprenditori e cittadini onesti. Chi riscuote le tasse deve essere al servizio del cittadino e non il contrario. Per noi gli italiani sono onesti fino a prova contraria». Intanto nel riassetto dei vertici della macchina amministrativa manca la casella della Guardia di finanza da cui Maggiore proviene. Il comandante del corpo Giorgio Toschi è stato nominato, fortemente voluto dal governo di Matteo Renzi, nel 2016 succedendo a Saverio Capolupo. Il suo incarico per effetto delle modifiche del 2017 al decreto sugli incarichi militari, è passato da due anni più proroga a tre anni rigorosamente non rinnovabili. E quindi la naturale scadenza sarà ad aprile 2019.
Cristina Bartelli, ItaliaOggi