Anche in questa Coppa del Mondo di calcio sono tante le partite che finiscono alla lotteria dei calci di rigore. Un momento in cui, oltre alla tecnica, conta anche la testa: ecco cosa dice la scienza in proposito
Italia-Brasile, Usa 1994. Ma anche Italia-Francia, Germania 2006. Due delle (tante) partite dei mondiali di calcio il cui esito è stato deciso ai calci di rigore. Che in un caso ci hanno arriso, nell’altro irriso. Il campionato in corso in Russia non fa eccezione: sono già diversi, infatti, i match finiti agli undici metri, con l’unica differenza che, purtroppo, nessuno ha visto (né vedrà) la nostra nazionale come protagonista. Quello dei calci di rigore è un momento in cui, oltre alla tecnica individuale di tiratori e portieri, diventa anche fondamentale la gestione psicologica dell’ansia e della pressione, la capacità di bluffare e, naturalmente, la fortuna. Vista l’importanza capitale della questione, naturalmente, anche la scienza ci ha messo il naso: ecco tutto quello che abbiamo scoperto finora.
Qualche numero
Cominciamo dai dati. Limitandoci solo ai campionati del mondo, fino a Russia 2018 sono stati battuti 240 calci di rigore in totale, 170 dei quali (il 71% circa) sono andati a segno.
Stando alle informazioni raccolte da Opta, azienda specializzata nell’analisi di metriche sportive, la regione della porta in cui si segna di più è in basso a sinistra del portiere; calciando un rigore basso e centrale, invece, la percentuale di successo cala al 50%.
Sempre da Opta, impariamo però che nessun portiere, nella storia dei mondiali, è stato in grado di parre uno dei 15 rigori calciati alti e centrali. Anche perché, come si chiedono a Wired Uk, “quando mai un portiere salta in alto restando al centro?”.
Chi ben comincia…
Uno degli studi più interessanti sul tema è Beautiful Game Theory – How Soccer Can Help Economics, pubblicato dall’economista Ignacio Palacios-Huerta, che, tra le altre cose, ha applicato la teoria dei giochi di John Nash ai calci di rigore. Uno degli elementi più curiosi evidenziati dall’analisi di Palacios-Huerta riguarda la sequenza dei tiri: i dati dicono infatti che la squadra che calcia per prima ha 60% di probabilità di vincere. Il fenomeno è dovuto al fatto che chi tira dopo si sente più sotto pressione se il calciatore che lo ha preceduto ha segnato un goal, e dunque tende a sbagliare più facilmente. I giocatori questo lo sanno bene, e infatti preferiscono battere per primi (le regole prevedono che l’arbitro tiri una monetina, e la squadra che ha indovinato l’esito del lancio possa scegliere l’ordine di battuta). Una volta individuato chi comincia, dette A e B le due squadre, i rigori proseguono secondo la sequenza AB | AB | AB | AB | AB: la squadra B, con le regole attuali, sarà dunque sempre in leggero svantaggio.
C’è un modo per rendere i rigori più giusti, eliminando il vantaggio della squadra che inizia? La scienza dice di sì: in uno studio appena pubblicato su ArXiv, Laszlo Csato, ricercatore informatico allo Institute for Computer Science and Control della Hungarian Academy of Sciences, ha proposto un approccio alternativo, la cosiddetta Alternating Catch-Up Rule. Che prevede, in sostanza, di iniziare con il lancio della monetina e proseguire facendo tirare per prima l’altra squadra (AB | BA) oppure la squadra che è in svantaggio. Esempio: la monetina decide che inizierà la squadra A. Se A e B segnano il primo rigore, oppure se A segna e B sbaglia, poi toccherà alla squadra B calciare. Se invece A sbaglia e B segna, l’ordine resta inalterato. La scienza ha detto la sua: ora la palla passa (è il caso di dirlo) alla Fifa.
A me gli occhi
Uno studio condotto da un’équipe di esperti della University of Exeter nel 2009, e pubblicato sulla rivista Journal of Sport and Exercise Psychology, si è concentrato invece sull’analisi dei movimenti oculari di un calciatore immediatamente prima di tirare un rigore. Gli scienziati, in particolare, hanno analizzato 14 membri della squadra di calcio dell’ateneo, chiedendo loro di eseguire due serie di calci di rigore: nella prima, veniva semplicemente chiesto loro di fare del loro meglio per segnare, senza troppa pressione; nella seconda, per instillare ansia negli atleti e rendere la performance più simile a quella di una partita reale, gli esperti avevano avvisato i giocatori che il rigore sarebbe stato filmato e condiviso con gli altri calciatori e che il miglior rigorista avrebbe vinto un piccolo premio in denaro.
Durante l’esperimento, i giocatori indossavano degli occhiali che ne registravano i movimenti oculari: l’analisi dei dati ha mostrato che, nella situazione più ansiogena, i rigoristi guardavano negli occhi il portiere prima e più a lungo rispetto allo scenario più tranquillo, il che faceva sì che tendessero a tirare centralmente (dal momento che il portiere, di norma, è posizionato al centro della porta), e, di conseguenza, che il rigore fosse più spesso parato. Donde l’insegnamento: “La nostra ricerca”, spiegarono allora gli autori del lavoro, “mostra che la strategia ottimale è di guardare in un punto preciso della porta e tirare verso quel punto, ignorando del tutto il portiere. Allenarsi in questo modo, probabilmente, migliora la coordinazione tra movimenti oculari e direzione del tiro, rendendolo più accurato”.
Meglio organizzarsi per tempo
Gli allenatori dovrebbero leggere bene uno studio pubblicato nel 2000 sul Journal of Sport Sciences. Il titolo è auto-esplicativo: On winning the penalty shoot-out in soccer, ovvero Sulla vittoria ai rigori nel calcio. Gli autori, in particolare, si sono concentrati sul problema di scegliere l’ordine di tiro dei rigoristi individuati dall’allenatore, usando un modello statistico che tiene in esame, date le probabilità di mettere a segno un gol – che dipendono dalla bravura del rigorista e dalla pressione che questi avverte, tanto maggiore quanto più si va avanti nei tiri – tutte le possibili combinazioni tiro-gol o tiro-errore. “La nostra analisi”, spiegano gli scienziati, “suggerisce che l’ordine di tiro ottimale sia quello di assegnare i cinque migliori tiratori in ordine inverso, nel senso che il meno bravo dei cinque dovrebbe tirare per primo e il più bravo per ultimo. In ogni caso, però, questo ordine non deve essere considerato inflessibile e l’allenatore deve poterlo cambiare in corsa a seconda del contesto”. Non molto sorprendente, effettivamente.
Mettetevi alla prova
Bene. Pensate di aver imparato abbastanza? C’è un modo per mettersi alla prova: questo videogame, messo a punto dagli esperti della Open University, ateneo inglese specializzato nell’insegnamento a distanza, consente di mettersi nei panni di un allenatore di calcio e di scegliere i cinque giocatori che andranno sul dischetto, suggerendo loro cosa pensare e dove dirigere lo sguardo. Potete sfidare un vostro amico oppure il computer. Buona fortuna.
Sandro Iannaccone, Wired.it