A 50 anni dalla missione Apollo 11, l’agenzia americana punta di nuovo al satellite. Le nuove missioni umane saranno precedute, però, da quelle robotiche. Steve Clarke nominato responsabile per le esplorazioni. Un aiuto per raggiungere il Pianeta Rosso
«Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità». Con queste parole l’astronauta Neil Armstrong descrisse il primo passo di un essere umano sulla superficie della Luna (qui la storia della foto simbolo del Novecento). Erano le 04. 56 del 21 luglio 1969, e circa 900 milioni di telespettatori osservarono lo storico evento. Oltre 20 milioni erano italiani: la Rai trasmise la diretta in bianco e nero, con il commento di Tito Stagno che disse «Ha toccato: l’uomo è sbarcato sulla Luna». A quasi 50 anni da quell’episodio, la Nasa punta a ritornare sul satellite: l’obiettivo è arrivare sulla Luna per usarla come trampolino di lancio per esplorare Marte, il Pianeta Rosso. Questa volta però a sbarcare per primo sul satellite non sarà un uomo, ma un robot. A guidare il nuovo salto sarà Steve Clarke, nuovo amministratore per l’Esplorazione. Intanto si stanno cercando di studiare nuove tecnologie per portare sulla Luna strumenti e macchine che prepareranno l’avamposto per futuri equipaggi umani. Il programma, chiamato Clps (Commercial Lunar Payload Services), prevede un’accelerazione di due o tre anni sulla tabella di marcia che finora la Nasa aveva previsto: i primi contratti potranno essere assegnati entro dieci anni a partire dall’inizio del 2019 e il primo robot sulla Luna dovrebbe arrivare non oltre il 31 dicembre 2021.Le «nuove» missioni costituiranno le prime azioni robotiche sulla Luna e la prima di due spedizioni dimostrative, con un lander di media grandezza che partirà nel 2022. Saranno frutto di una partnership tra pubblico e privato. Clarke, entrato alla Nasa nel 2000 come ingegnere responsabile delle missioni robotiche, vi fa ritorno dopo un periodo alla Casa Bianca nel dipartimento della politica scientifica e tecnologica. Nella nuova posizione sarà l’interfaccia tra le Direzioni delle missioni della Nasa, la comunità scientifica e le aziende esterne interessate allo sviluppo di una strategia per le esplorazioni umane e robotiche.Intanto, è stata prolungata di tre anni — per raccogliere un maggior numero di informazioni — la missione Juno della Nasa su Giove, fino al luglio 2021. La sonda si prepara al 13esimo sorvolo ravvicinato del pianeta, previsto il 16 luglio. «Speriamo possano arrivare nuove sorprese da questo mondo lontano», ha detto Thomas Zurbuchen, amministratore associato del Direttorato delle missioni scientifiche della Nasa a Washington. Un problema al motore aveva costretto, a fine 2016, a un cambio di programma: la sonda è stata portata a un’orbita più alta e impiega 53 giorni per completare una rotazione intorno al pianeta, anziché 14 giorni come inizialmente programmato. La sonda sta catturando dati senza precedenti sul più grande pianeta del Sistema Solare, come ha confermato nell’aprile scorso anche una commissione di esperti indipendenti.
Silvia Morosi, corriere.it