«Per amministrare una compagnia aerea ci vuole un uomo. Si tratta di un lavoro molto impegnativo». Ad esserne convinto è Akbar Al Baker, amministratore delegato della Qatar Airways e neo-presidente del consiglio di amministrazione dell’Associazione internazionale delle compagnie aeree (Iata) che, proprio in questi giorni, ha lanciato una campagna per attirare più donne nel settore. Probabilmente, viene da pensare, Al Baker non è era al corrente. Altrimenti, difficilmente si sarebbe lasciato sfuggire una simile opinione durante una conferenza stampa a Sydney all’interno della quale gli è stato chiesto cosa si potrebbe fare per affrontare la mancanza di donne nell’aviazione del Medio Oriente. Al Baker ha spiegato ai presenti in sala: «Certo, al posto di comando ci deve essere un uomo perché è una posizione molto impegnativa». Un’uscita criticata dai giornalisti presenti che hanno reagito con forti mormorii, come si legge sulla Bbc.
«Una donna che mi succeda? La preparerò io»
«Noi incoraggiamo le donne, hanno un grande potenziale anche in ruoli manageriali di alto livello», ha sottolineato il ceo in carica dal 1997, aprendo alla fine alla possibilità che una donna possa candidarsi alla sua successione. A una condizione: che sia lui a «prepararla». Poco dopo, in un’intervista con Bloomberg TV, Al Baker ha dovuto precisare che più di un terzo dello staff di Qatar Airways è composto da donne, inclusi piloti e vicepresidenti senior. Al Baker è stato «costretto» a correggere il tiro, sottolineando che la Qatar Airways è stata la prima compagnia aerea del Medio Oriente ad assumere (poche) piloti donne. Non va dimenticato, però, che nel contratto delle assistenti di volo della Qatar — nel 2014 nominata la seconda compagnia aerea migliore del mondo — è prevista una clausola che viola i loro diritti: è richiesto, infatti, che debbano essere single e senza figli. A rincarare la dose delle polemiche ci aveva pensato lo stesso AlBaker, anche in quell’occasione: «Se cerchi lavoro da noi, ti diamo un documento che mostra i principi e regole da rispettare. Se accetti le condizioni, non ti dovresti lamentare».
Silvia Morosi, Il Corriere