Nell’opposizione si sottolinea l’assenza di alcuni temi: scuola, cultura, grandi opere. Toti: “Via di mezzo tra la confusione programmatica e Cetto La Qualunque”. Renzi: “Ma Conte premier può piacere alla gente, è diverso da Salvini e Di Maio”. Standing ovation per Liliana Segre quando ha detto “grazie a Mattarella che ha scelto come senatrice a vita una vecchia signora con i numeri di Auschwitz tatuati sul braccio”
Ha parlato un’ora e 11 minuti, forse il discorso più lungo della storia della Repubblica. Con 45 applausi e una standing ovation (sul contrasto alla mafia). Un intervento che ha suscitato opposte reazioni: negativa quella del segretario reggente del Pd Maurizio Martina secondo cui è stato un “discorso generico, pieno di luoghi comuni”. Quando Liliana Segre ha preso la parola, l’intera Aula di Palazzo Madama ha riservato alla senatrice a vita un applauso e una standing ovation quando ha ringraziato “Mattarella che ha deciso di ricordare l’80° delle leggi razziali, razziste, facendo una scelta sorprendente, nominando senatrice a vita una vecchia signora che sul braccio porta i numeri di Auschwitz tatuati sul braccio”.
“Mi rifiuto – ha agiunto – di pensare che la nostra civilità democratica sia sporcata da leggi speciali nei confronti di Rom e Sinti: se accadrà mi opporrò con tutte le forze”. “Ho conosciuto la condizione di clandestina e richiedente asilo – ha aggiunto Segre – il carcere e il lavoro operaio, essendo stata schiava minorile. Per questo svolgerò l’attività di senatrice senza legami politici, ma seguendo la mia coscienza”.
“Non riesco a immaginare niente di più ignobile di discriminare i bambini nell’accesso all’asilo nido”, ha tuonato subito dopo l’ex presiente del Senato Pietro Grasso. Ironico Ignazio La Russa, di FdI (ex alleati in campagna elettorale di Salvini): “Non ho capito cosa vuol diure dare la Daspo ai corrotti: io sono perchè i corrotti vadano in galera”.
Grande tensione quando ha preso la parola l’ex premier ed ex segretario dem Matteo Renzi. “Pensiamo che in quei banchi ci sia la coalizione di domani, noi siamo un’altra cosa”. Così il senatore Pd Matteo Renzi in aula al Senato prima del voto di fiducia al governo Conte. “Siete diversi, ma avete lo stesso metodo di violenza verbale. Anche noi – spiega – potremmo farvi lo screening, ma non lo facciamo perché noi siamo un’altra cosa”.
Momenti di inquietudine, in Aula, per le parole del senatore a vita Mario Monti. “Un governo è efficace – ha dichiarato l’ex premier – se chi lo guida è il presidente del Consiglio – ha proseguito Monti – e se questi esercita pienamente i suoi poteri e responsabilità e sono certo che il governo otterrebbe credito maggiore e consenso maggiore se iniziasse la sua vita con un atto di modestia e realismo: non il premier ma l’intero vostro governo nascerebbe oggi come governo dimezzato se altre forze politiche non avessero dato in un momento difficilissimo per il Paese prova di grande responsabilità: qualunque cosa possiate pensare di FI, Pd e l’allora Terzo polo e Fratelli d’Italia almeno nella fase iniziale, da novembre 2011 per oltre un anno hanno sostenuto provvedimenti impopolari e ciò ha consentito di portare l’Italia fuori da una spaventosa crisi finanziaria e portarla a una ancor troppo lenta ripresa”.
“Voi colleghi della Lega e M5s – ha proseguito Monti – come Lega esercitavate coerente e bruciante opposizione in parlamento e nel Paese, e il M5s nei siti diffondeva in modo molto cinico spesso in totale contrasto con la realtà fattuale tesi che non andavano certo nella direzione degli sforzi che l’allora Parlamento incoraggiò”. “Voi – ha concluso Monti – avreste oggi la Troika, sareste un governo dimezzato perchè sareste ridotti a agenti di un governo semicoloniale: la Troika è una realtà disgustosa a mio parere, e abbiamo fatto di tutto per risparmiare all’Italia questa dimostrazione di scarsa dignità”.
Sempre dal fronte dem, Anna Ascani nota l’assenza di due temi: cultura e scuola.
Ancora Sergio Margiotta, sempre Pd: “Non una parola sulle grandi opere. Su questo va capito se vince la Lega o i Cinquestelle“.
Più sfumata la posizione di Matteo Renzi: “Conte è uno che alla gente può piacere, ha uno stile suo, diverso da Salvini e Di Maio“. Ma sul passaggio dedicato all’opposizione commenta: “Opposizione costruttiva? Conte non era parlamentare, non c’era la scorsa legislatura, dovrebbe vedere cosa facevano M5s e Lega…”.
Dal Pd è partita una contestazione giù durante il discorso nel passaggio dedicato al conflitto di interessi: “Chiedilo a Casaleggio”, è stato l’urlo. La presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati è intervenuta, riportando l’ordine.
Da Matteo Salvini un commento flash, all’insegna dell’entusiasmo. “Bellissimo il discorso del premier. Condivido tutti i punti”. Ma il ministro dell’Interno subisce la bacchettata da Bruxelles dell’europarlamentare Cecile Kyenge (Gruppo Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo). “Salvini – ha detto Kyenge – sta creando confusione nella gente, nemmeno lui sa di quello che parla”. “Sulle modifiche al trattato di Dublino – aggiunge – si è già discusso molto e che sia lui che il suo partito non hanno mai partecipato alle votazioni in merito o si sono sempre opposti”. “Vorrei ricordargli che quando avevamo proposto il sistema di ricollocazione dei migranti in tutti gli stati membri dell’Unione il primo che aveva opposto resistenza era stato proprio il suo amico Orban”, conclude Kyenge riferendosi alle lusinghe reciproce tra Salvini verso il leader sovranista ungherese.
E Forza Italia? Il più reattivo è stato, anche oggi, Renato Brunetta: “Sono molto preoccupato. Ho sentito un discorso pieno di retorica e di luoghi comuni. Ma ho sentito anche molte cose preoccupanti: giustizialismo, fondamentalismo, autoritarismo, pauperismo, più pene per tutti, più carceri. Non ho sentito alcuno spirito liberale“. E ancora: “Questa maggioranza di governo non è espressione del voto del popolo sovrano. Questa è una maggioranza anomala, mostruosa”.
Il forzista più vicino al Carroccio, Giovanni Toti (che non è in Parlamento) pronuncia un commento durissimo: “Il discorso di Conte mi sembra una via di mezzo tra la confusione programmatica e Cetto La Qualunque”.
Alberto Custodero, Repubblica.it